Le parole sono strumenti fondamentali per qualsiasi giornalista. Per chi si occupa di moda, però, la conoscenza dei termini fashion è indispensabile per la stesura di ottimi articoli. Ecco allora quali sono alcuni dei termini che devi conoscere se vuoi diventare un buon giornalista di moda.
Ogni mestiere ha i suoi strumenti. Quelli del giornalista sono le parole, che a seconda del campo in cui questo decide di specializzarsi, cambiano e diventano termini personalizzati, quasi di nicchia. Un buon giornalista di moda deve sviluppare necessariamente un ricco vocabolario della moda, con termini vecchi e nuovi per poter produrre all’interno dei propri articoli riferimenti colti, originali e interessanti. L’aggiornamento poi è fondamentale, perché il linguaggio segue l’evoluzione e i cambiamenti repentini della moda, sempre disposto a trovare nuovi modi per esprimere la moda con espressioni sempre più creative.
Non si può scrivere di moda senza conoscerne il linguaggio, che si muove essenzialmente in tre lingue, mixate e declinate in un melting pot: francese, inglese e italiano. Non a caso le tre lingue fanno riferimento agli ambienti in cui la moda ha trovato massima diffusione.
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Ma quali sono i termini della moda che un giornalista deve conoscere? Scopriamo i principali
Runway e Catwalk: due sinonimi che indicano la passerella. Il primo si riferisce a un passo più veloce, adatto a una passerella che riproduce i ritmi metropolitani per il modello ready to wear. Il secondo invece ha una connotazione più lenta e sensuale, quasi felina, riferendosi al passo delle modelle che sfilano per l’alta moda.
Haute Couture e Prêt-à-porter: la haute couture, o alta moda, è quella collezione in cui lo stilista concentra la sua vena più creativa e sperimentale. Si tratta di abiti su misura di lusso, rivolti a un’élite di persone che può permettersi l’acquisto di queste vere e proprie opere d’arte. Il prêt-à-porter (dal francese), chiamato anche ready to wear in inglese indica quelle collezioni realizzate per rispondere a una nuova concezione di moda, più semplice ed immediata. Grazie alla sua produzione industriale e non sartoriale, questo ha permesso anche un calo dei prezzi, permettendo a molte più persone di acquistare.
Fashion Show: è la sfilata di moda.
Fashion victim: con questo termine ci si riferisce alle persone appassionate di moda, che seguono tutte le tendenze, diventandone a volte schiave.
A-line dress: nella descrizione di una collezione potrà capitare di dover descrivere un determinato capo d’abbigliamento. Un abito a-line è un modello che si fa sempre più ampio verso il basso, somigliante alla lettera A.
Allure boysh: si tratta di un capo prettamente femminile che acquisisce dei tratti maschili grazie alle decorazioni oppure al taglio assunto.
Boho chic: si tratta di uno stile che concentra influenze bohémien e hippy.
Easy chic: un termine che indica oggetti alla moda a basso prezzo, bassa qualità e quindi di rapido consumo.
Easy going: abbigliamento comodo, facile da portare.
Fashionista: si tratta di un termine usato per riferirsi a una persona appassionata di moda. A causa del suffisso -ista, questo termine ha spesso un’accezione negativa, acquisendo un significato di frivolezza.
Fast fashion: si tratta di quel tipo di fashion che consegna ai consumatori le ultime novità delle passerelle nel più breve tempo possibile. Zara, H&M, Bershka, Stradivarius & Co fanno parte proprio di questa categoria.
Hobo: è uno stile molto semplice, finto trasandato.
Animalier: caratteristica delle stampe, che riprendono il manto di vari animali.
Urban chic: si tratta di uno stile sofisticato in cui gli abiti sono semplici, ma scelti in maniera impeccabile.
It-bag: questo termine indica le borse più acquistate e indossate dalle celebrità, che le rendono così delle icone in fatto di accessori.
Must have: con questo termine si indica un oggetto, un capo d’abbigliamento, un accessorio da avere assolutamente.
The King: con questo appellativo ci si riferisce a Giorgio Armani.
Il Kaiser della Moda: proprio lui, Karl Lagerfeld.
Tartan: è un particolare disegno dei tessuti in lana delle Highland scozzesi. Il kilt, tipico gonnellino scozzese, è caratterizzato proprio dal tessuto tartan.
Giacca decostruita: si intende una giacca che viene confezionata con degli interni, anche detti canvas, e delle spalline molto leggere.
Activewear: con questo termine si intende un genere di capi di abbigliamento sportivo sia maschile che femminile.
Bomber: si tratta di un giubbotto corto e stretto sui fianchi da una fascia elasticizzata.
Longuette: caratteristica di una gonna che arriva a metà polpaccio.
Ruches: piccola striscia di tessuto arricciata che borda gonne, colli e polsini di camicie, anche maschili.
Matelassé: il termine indica un tessuto trapuntato, in cui le cuciture, incrociandosi, formano rombi sulla stoffa.
Nude look: indica un look che gioca con le trasparenze. È stato Yves Saint Laurent a lanciare la tendenza nel 1966, con una collezione estiva che comprendeva camicette in mussola che lasciavano intravedere il seno.
Underwear: è la lingerie o l’abbigliamento intimo.
Tie Dye: tecnica usata per creare fantasie irregolari sui tessuti.
Total look: si tratta di tutto il guardaroba, dalla A alla Z, all’insegna di un unico stile.
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