Dal 16 al 19 marzo, arriva alla “Sala Umberto” di Roma “Le ferite del vento” di Juan Carlos Rubio. In scena Cochi Ponzoni e Matteo Taranto diretti da Alessio Pizzech.
Il giovane Davide alla morte del padre Raffaele si ritrova a dover sistemare le sue cose. Nel perfetto ordine degli oggetti lasciati dal genitore, uno scrigno chiuso ermeticamente attira la sua attenzione. Dopo aver forzato la serratura, per la quale sembra non esistere nessuna chiave, al suo interno scopre una fitta corrispondenza ingiallita dal tempo. La lettura di quei fogli, ricevuti e gelosamente conservati, lo porta a conoscenza di un segreto che mai avrebbe potuto immaginare: il padre aveva una relazione con Giovanni, il misterioso mittente di quelle lettere appassionate.
Chi è questo sconosciuto che improvvisamente emerge dalle ombre della memoria? Dopo un primo momento di sconcerto Davide decide di affrontarlo.
Nel corso di tre intensi confronti che generano un flusso di parole di una potenza deflagrante si fronteggiano Giovanni, ironico e divertente, capace di strappare un sorriso anche di fronte al dolore della perdita, e Davide, irruento e orgoglioso, che ci rende partecipi della sua legittima smania di sapere. Ne scaturisce un acceso duello teatrale dal quale emergono i tratti di un uomo che Davide stenta sempre più a riconoscere come suo padre.
Carlos Rubio ci introduce nel labirinto del legame profondo, misterioso, senza limiti di spazio e tempo, che si è instaurato da anni tra Giovanni e Raffaele, all’insaputa della famiglia di quest’ultimo. Giovanni diventa per Davide compagno di lutto, amico, confidente; assume tutte le sembianze che il giovane istintivamente gli riconosce. La storia presente e passata, man mano che procede, si fa più appassionante, ogni battuta svela nuovi elementi che sorprendono e commuovono, costringendo lo spettatore a indossare ora i panni di Giovanni ora quelli di Davide.
Al centro domina la presenza-assenza di Raffaele, che non corrisponde a nessuna delle immagini di uomo e padre che egli ha dato di sé in vita. Ma quando finalmente le cose sembrerebbero ritrovare un loro senso, le lettere che hanno tenuto le fila di questa relazione tornano ad essere le vere protagoniste del racconto nel momento in cui Giovanni mostra a Davide le risposte che Raffaele gli inviava…
Lo spettacolo
Un racconto intenso, fatto di emozioni che narrano la bellezza e lo stupore di quando, fuggendo dagli stereotipi, viene rimesso in gioco il significato delle parole padre e figlio. Preziosi oggetti di scena, sospesi nel buio e illuminati da tagli di luce, disegnano lo spazio dove viene raccontata la storia di due uomini che, attraverso un serrato dialogo tra loro, con se stessi e con il pubblico, svelano quanto illusoria sia la convinzione di conoscere le persone care, quanto in realtà si sia estranei al loro universo interiore e quanto sia necessario sospendere il giudizio quando si parla di “amore”.
I due protagonisti, nel corso dello spettacolo, si muovono da un punto all’altro della scena avvolti da un’atmosfera di luci e sonorità che si colorano di volta in volta delle suggestioni di un parco o dei rumori di un interno, portando con loro un racconto di vita nel quale è l’umanità dei personaggi a pervadere quella degli interpreti. “Le Ferite del vento” riporta in superficie temi archetipici e ce li restituisce con un linguaggio vicino alla quotidianità,ma capace di svelare la poesia delle piccole cose, quella in cui ogni gesto e ogni sguardo rivela una melodia dell’anima che affascina e riconsegna intatta allo spettatore l’originaria forza del teatro.
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