SOUNDTRACK: Antonio Vivaldi – Primavera
Con i primi tepori primaverili, avviene una singolare esplosione. Una deflagrazione d’immagini, di corpi, di capelli al vento e di piedi nudi, che si esibiscono trionfanti per gridare al mondo che sì, sono sopravvissuti. La robustezza del feltro non li ha fiaccati, il peso di pellicce non li ha indeboliti, il pizzicore della lana non li ha scalfiti. Ci sono ancora, esistono, decisi a riscattare una lunga assenza.
Eccoli, allora, vivi e fieri, che danno il via alla fiera dell’esibizione. Inizia lentamente questa parata di vanità e parte dalla testa. Chiome fresche di shampoo si lasciano attraversare dalla brezza, risorte grazie a colpi di sole e bagni di colore che hanno seppellito le ricrescite giallo ocra. Banditi i berretti, odiosa premessa di un prurito senza fine, sono liberi, finalmente, piastrati e lucidati, phonati e ondulati.
Il viso è curato. Il pallore è ricordo invernale che odora di naftalina, la stessa che tiene compagnia al resto dei maglioni riposti nell’anta più alta dell’armadio. Una lampada abbronzante ci può stare, una ogni tanto non fa male, giusto un po’ di colore: solo per evitare di scottarsi ai primi raggi ultravioletti. D’improvviso, le agende dei centri estetici cominciano a rimpolparsi di appuntamenti. Scrub al bicarbonato, gommage al miele, peeling al cioccolato. Pulizia del viso, acido glicolico, vaporizzatore con ultrasuoni, aromaterapia. Ceretta a freddo, a caldo, allo zucchero. L’estetista ringrazia, il portafogli supplica, l’aspetto se la ride.
Al collo, un foulards. Con i teschi, con i pois, a righe o a fiori: basta che sia di consistenza leggera e impalpabile. Anche di poliestere va bene, purchè sembri seta 100%.
Si esce la mattina presto? Un trench è perfetto: così versatile, è la foggia ideale contro la frescura delle prime ore. Altrimenti, va bene anche un giubottino di pelle. E se è di ecopelle fa lo stesso, tanto non se ne accorge nessuno o, se qualche impertinente lo chiede, si può citare Stella McCartney e la storia dell’eco friendly, così il successo è assicurato comunque.
Poi, arriva la calura, quella di mezzogiorno, che fa boccheggiare e agitare la mano (smaltatissima, ovvio) davanti alla fronte. Aver preso a modello l’ortaggio più triste tra i vegetali, “la cipolla”, è una grande risorsa per non trovarsi smarriti in queste circostanze.
Può iniziare, così, la pratica dello “sbucciarsi”.
Il trench è già andato e il foulards lo ha seguito. Il maglioncino di cotone? Sbottonato, rimboccato, slacciato. Prima poggiato sulle spalle e infine gettato nella borsa. Resta la camicetta: meglio se bianca o nera, così da camuffare gli eventuali antiestetici aloni nei pressi del cavo ascellare. E se si tratta di una maglietta, l’importante è che sia sbracciata. La “mezza manica”, infatti, quella che rimaneva ferma appena sopra al gomito, pare essere diventata demodè, scomparsa dopo la triste dipartita della “mezza stagione”.
Oggi, le estremità degli indumenti o sono lunghi fino alle dita o non esistono proprio. L’ibrido non va più. Anche le gambe devono poter godere del loro momento di gloria: se non ancheggiano sotto microgonne, ammiccano attraverso l’aderenza di fuseaux (pardon, leggins), infallibile panacea dei mali provocati dai chili di troppo, privi come sono di taglie. L’elastico in vita può pure segnare come un cilicio penitenziale, ma “ti stanno”, quindi “stai bene”.
I piedi? Ma sì, tiriamo fuori pure loro, poveretti! Per troppo tempo sono stati stipati in scarponi, stivali e galosce. Dei fanatici open toe se li meritano proprio (il minimo, con tutto quello che è costata la pedicure…..).
Esporre tutto. Subito. Aspettare non ha senso, in fondo fa caldo ed era pure ora. Braccia scolpite, braccia cascanti. Lisce come petali, irsute come piante grasse. Non importa: ciò che conta è che la carne si mostri attraverso la vetrina di una primavera che sembra il banco di una macelleria che offre grande varietà di tagli, dalla fiorentina d.o.c. agli insaccati di maiale.
E in tutto questo guardare, gli occhi lacrimano.
Allergia al polline?
No.
Effetti collaterali della “cipolla”.
mi piace . sei ironica, elegante e geniale
Grazie Ele!!!! 🙂