Il vero sapore di un bacio virtuale

In pieno boom digitale sembra proprio che anche gli amori cibernautici non conoscano affatto confini cercando in tutti i modi di oltrepassare ogni limite pur di sentirsi appagati.
Il Giappone, nazione in cui il progresso tecnologico conosce una crescita esponenziale, è l’ultima frontiera dove il sogno di provare l’emozione “vera” di un bacio virtuale sta diventando da remota fantasia a pura realtà.

Il merito della scoperta va ad un’università nipponica, che ha elaborato e messo a punto il prototipo di un “magico” dispositivo che promette di regalare momenti davvero speciali ma soprattutto all’insegna della passione più coinvolgente.
Donare una sembianza “umana” alle effusioni virtuali ormai non è più una meta ancora lontana.

Il problema dei confini spazio-temporali è stato annullato grazie alla ricerca messa a punto dal Laboratorio Kajimoto della University of ElectroCommunications di Tokio, che, infatti, ha appena brevettato un particolare dispositivo che scavalca di prepotenza le limitate potenzialità di una webcam e permette finalmente di infrangere quella sottile barriera – lo schermo di un computer – che ci separa da un amore fisicamente lontano.
La promessa, alquanto rivoluzionaria e audace, è quella di riprodurre in maniera quasi fedele all’originale le diverse sensazioni generate da un vero e proprio bacio.

Nello specifico, il “Kiss Transmission Device” è un apparentemente semplice gadget-dispositivo hardware a forma di cannuccia ricurva da collocare in bocca che è molto sensibile all’azione rotatoria della lingua. Inoltre, tale strumento è anche provvisto di un sofisticato software che memorizza le rotazioni e registra, oltre al movimento, anche il modo di respirare, la salivazione e la temperatura.
Caratteristiche queste che rendono unico il modo di baciare di una persona. Il passo successivo consiste nell’invio di una risposta adeguata allo stimolo di partenza mediante la trasmissione di onde elettroniche alla persona che sta dall’altra parte del pc. Da segnalare poi anche la comodità che i baci possono essere registrati e quindi salvati per successivi usi e riproduzioni.

In questa innovativa maniera, l’elemento che nell’era del social networking è venuto più a mancare brillando maggiormente per la sua assenza – il contatto fisico – sembra oggi veramente più vicino. Ma allo stesso tempo, il “miracoloso” dispositivo si rivela essere l’ennesima e alquanto discutibile frontiera dei rapporti online e del cybersex. Moderni espedienti che cercano di vincere gli ostacoli rappresentati dalla distanza, ormai banalizzata dai moderni mezzi di comunicazione globali col grosso rischio di creare un “sesto senso sterile”.
Per quanto sbalorditiva possa essere una simile invenzione, ridurre un atto intenso e complesso come un bacio – fino a ieri un apostrofo rosa tra le parole “ti amo” – alla banale riproduzione di un movimento meccanico e ad uno scambio di fluidi mediato dal computer, potrebbe risultare piuttosto controproducente.
Inducendoci naturalmente a una semplice riflessione: ma gli scienziati di Tokio hanno mai provato un bacio originale?


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