Lei è la più potente giornalista di moda nel panorama dell’editoria mondiale, la più temuta, la più ascoltata, la più riverita: davanti a lei, si apre la folla per farla passare, neanche fosse Mosè; il suo giudizio è inoppugnabile e assoluto, nemmeno fosse il Vangelo. Si dice che il personaggio della perfida e stacanovista Miranda Priestley nel film ‘Il diavolo veste Prada’ fosse proprio ispirato a lei. Ormai l’avrete capito: stiamo parlando di Anna Wintour, la donna dal caschetto dorato, a capo di Vogue Usa, la Bibbia della moda, ormai da 25 anni.
Ora ai suoi numerosi impegni, dovrà aggiungere un nuovo incarico: quello di direttore artistico di Condè Nast, creato ad hoc per lei, “per far sì che lei resti nella società”, da Charles H. Townsend, amministratore delegato della casa editrice più conosciuta e potente del mondo, che pubblica oltre a Vogue, anche GQ, Glamour e Vanity Fair.
Un ruolo che non è affatto nuovo per la stimata professionista: “Continuerò a fare qualcosa che già faccio spesso a Vogue: consiglio molte persone e considero il nuovo lavoro come un’estensione di quello che faccio, ma su più ampia scala”, ha affermato la Wintour in un’intervista al New York Times.
Una promozione che mette a tacere per sempre le voci che volevano la Wintour come dimissionaria dal ruolo di direttore di Vogue, ma che anzi aggiunge prestigio a una delle figure più emblematiche dell’editoria mondiale. “Anna è una delle persone più qualificate per il ruolo e per guidarci nel futuro”, ha affermato Townsend, sempre ai giornalisti del New York Times.
Nessuna intenzione quindi di andare in pensione per la regina della moda, che anzi è già al lavoro per scovare nuovi talenti e valorizzare i contenuti e l’estetica delle testate più lette in tutto il mondo.
