Helmut Newton e Sigmund Freud. Luigi Borbone presenta a Palazzo Ferrajoli la sua nuova collezione, fusione tra voyerismo e pertubante. L’intera collezione gioca sul fascino del doppio, dell‘ambiguità femminile. Tweed, velluti, broccati esaltano l’eleganza. Occhi rossi, guanti a mezze mani, lane bouclè comunicano passione.
Femmina dominatrice, femmina fatale. Luigi Borbone titilla l’immaginario collettivo attraverso alamari, scuri cromatismi e linee rigide di stampo militare. Le modelle conservano tutta la forza e la padronanza di sè, ma è palpabile la loro disponibilità ad ogni fantasia erotica. I militarismi si trasformano in feticismi, le corazze cedono il posto a collant semitrasparenti. Le modelle diventano simboli dall’irresistibile voglia di farsi guardare.
Il tempo appare sopseso. Le stanze di Palazzo Ferrajoli richiamano i luoghi delle fantasie irrealizzabili, il lusso e la richezza di Helmut Newton. Il doppio s’inverte. Gli abiti diventano gialli, verdi, lunghi. Le pellicce sfilano su sonorità maliziose. Il risultato rimane intatto.
Luigi Borbone porta in passerella una moda scevra delle polemiche che caratterizzano l’ambiente capitolino. Sartoriali e provocanti, le sue creazioni rappresentano quella creatività sinergica e giovanile che spesso viene oscurata in nome della tradizione; quella stessa creatività giovanile che si respira anche all’interno del suo staff, a partire da Romina Toscano (Art Director), Olivier Di Gianni (Press Office) ed Antonio Ciaramella (Make up Artist), tutti giovani e talentuosi pieni di voglia di farla in barba al sistema.
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