Inaugurata il 22 giugno al MDM Museum di Porto Cervo, la mostra Andy Warhol – American Dreams racconta un pezzo di storia del sogno americano. Dal successo di Fame degli anni Settanta, in cui David Bowie e John Lennon cantavano l’anima di plastica della celebrità fino al dilagare negli anni Ottanta della logica del mercato in ogni ambito, dalla vita politica a quella sociale.
Curata da Achille Bonito Oliva e organizzata da Artes s.a.s., la mostra si sviluppa attraverso una selezione di opere provenienti per lo più da collezioni private italiane. Non mancano le ripetizioni ossessive dei soggetti proprie del linguaggio dell’artista che risponde ad una logica di riproducibilità potenzialmente infinita dell’immagine tale da competere con la forza persuasiva della pubblicità e l’invadenza della comunicazione massmediale.
Il sogno americano che si sostanzia nell’idea che chiunque, anche il common man possa raggiungere con le proprie capacità il successo e condurre una vita felice, è insita nella cultura d’oltreoceano. Per Bonito Oliva: “La metropoli è l’alveo naturale dell’american dream, inteso come sogno continuo di opulenza e di stordimento organizzato dalla merce. La città è un grande happening, un evento incontrollato, in cui le immagini si associano tra loro, si scompongono, si sovrappongono e scompaiono”.
Andrew Warhola Jr., meglio noto come Andy Warhol, figlio di immigrati della moderna Slovacchia incarna pienamente la realizzazione di questo sogno che negli anni Sessanta conquistò l’America underground promiscua e multirazziale, e ancor più il suo progressivo mutare nei decenni successivi. Mantenendone intatto il potere immaginifico, Warhol racconta quel sogno nel suo viaggio dalla creatività downtown del Village e del Lower East Side al bel mondo dell’Upper East Side e di Park Avenue, dove il trionfo del capitalismo usa e getta è disposto a sacrificare tutto alla vendibilità del prodotto.
La mostra offre anche l’occasione rara di vedere in anteprima un video inedito girato nel maggio 1982 da Andy Warhol e Peter Wise durante un viaggio da New York a Cape Cod, nel Massachusetts.
Una sezione sarà dedicata ai ritratti: quelli eseguiti su commissione di noti imprenditori italiani o quelli raffiguranti i vip della Factory, come Nico, l’attrice, cantautrice e modella tedesca che con Warhol condivise inquietudini e sperimentazione artistiche, o quello di Joseph Beuys, la superstar del mondo dell’arte e della comunicazione.
Fanno da contrappunto il ciclo Shoes Diamond Dust (1980), in cui la polvere di vetro conferisce un aspetto patinato agli oggetti più comuni, e i Camouflage (1986), dove la simbologia del mimetismo militare è piegata all’estetica espressionista della pittura astratta.
Un’altra sezione ripropone i soggetti più noti, gli oggetti di consumo e le icone pop dell’artista sotto forma di rare stampe d´autore, come il portfolio Marilyn; la serie Ladies and Gentlemen, realizzata nel 1975 prendendo come modelle le drag queen newyorkesi.
Interessante anche la sezione dedicata alle molteplici collaborazioni di Warhol con case discografiche, cantanti e gruppi musicali: da Thelonious Monk ad Aretha Franklyn, dai Velvet Underground ai Rolling Stones. Collaborazioni che hanno visto l’artista vestire i panni del produttore e, firmare sin dal 1949, copertine entrate poi nella storia della cultura alternativa.
La mostra, aperta fino al 15 settembre, segna solo la prima tappa di un progetto espositivo più ampio, prodotto da Artes s.a.s. e curato da Achille Bonito Oliva, che arriverà nel 2013-2014 al PAN di Napoli, con produzione Spirale di Idee e Artes s.a.s., per poi fermarsi al Kremlin di Kazan in Russia.
Info a: www.mdmmuseum.com