Il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, in collaborazione con Fondazione Romaeuropa, rende tributo a Jan Fabre, artista visuale oltre che autore e regista teatrale. E lo fa con la mostra Stigmata. Actions & Performances 1976 – 2013, aperta al pubblico fino al prossimo 16 febbraio.
Un viaggio nella memoria dell’artista fiammingo attraverso disegni, fotografie e video, un ricchissimo corpus artistico che documenta le performance realizzate dalla seconda metà degli anni Settanta fino ad oggi.
800 lavori, “thinking models”, posti su 92 tavoli trasparenti attraverso un percorso fluido permettono al visitatore di rivivere le azioni radicali e totalizzanti dell’artista. Germano Celant, curatore della mostra, nel corso della giornata di inaugurazione del 15 ottobre, ha accostato Stigmata all’immagine di una valanga, un’esperienza travolgente che avvolge gli spettatori all’interno degli spazi progettati da Zaha Hadid.
Con un linguaggio artistico personale e a volte molto intimo [in mostra feci e sangue dell’artista stesso, ndr], Fabre si autorappresenta fin da ragazzo con le sue radicalità, sacrificandosi sulla scena. Per Fabre la performance va infatti intesa come esplorazione dei limiti, delle azioni e delle reazioni del corpo: “Per – for – mance significa una persona che per –fo- ra se stessa e il suo ambiente, è nello stesso tempo un’analisi, una distruzione, un concedersi”.
Dai primi disegni della serie My Body, My Blood, My Landscape si passa alle azioni come Money Performance e Llad of the Bic- Art Room, proseguendo per Sanguis/Mantis presentato al Festival Polysonnieres di Lione del 2001, fino alle ultime prove come Virgin/Warrior, perfomance realizzata con Marina Abramović al Palais de Tokyo di Parigi nel 2004.
La ricerca sperimentale di Fabre in questi decenni lo ha spinto a ogni genere di performance: ha utilizzato il sangue per i propri disegni, ha inventato la ball pen art, beffandosi dell’arte dei grandi maestri, ha percorso da Nord a Sud la linea tranviaria di Anversa con il naso sulle rotaie, ha bruciato i soldi degli spettatori, ha invitato critici d’arte alla Franklin Furnace di New York a sparargli, è stato arrestato per aver preso in ostaggio il filosofo Lars Aagaard – Mogensen, si è messo alla gogna nel Museo di Arte Contemporanea di Tokyo, esponendosi al lancio di pomodori da parte del pubblico.
E guardando a questo campionario artistico viene naturale chiedersi quale sarà la prossima azione di quello che è considerato come uno degli artisti più innovativi e versatili della scena contemporanea.