SOUNDTRACK: Israel Kamakawiwo’ole – Over The Rainbow / Wonderful World
La mattina vi svegliate, aprite gli occhi lentamente, cominciate a mettere a fuoco gli oggetti intorno a voi e improvvisamente vi rendete conto che sta iniziando una nuova giornata. Il mento comincia a corrucciarsi, gli occhi si riempiono di lacrime che scivolano sul vostro volto fino a bagnarvi le orecchie. Così è ogni mattina, ogni sera prima di addormentarvi. La mente vaga e si sofferma su quanto di sbagliato c’è in voi. Vi sentite inutili, insoddisfatti, soli. Ancora lacrime a bagnare il cuscino.
Ciò di cui avete bisogno non sono i soldi, né una casa più grande, né un lavoro nuovo. Queste cose ce le avete già. Dentro di voi sapete cosa manca, che vi fa sentire così inadeguati. È la stima e la fiducia in voi stessi. È la pace, la serenità, l’equilibrio interiore che tutti cerchiamo ma che solo pochi raggiungono.
Presa consapevolezza del problema occorre pensare alla soluzione. Una potrebbe essere quella di partire. Non la classica vacanzetta di sette, massimo dieci giorni. Sto parlando di un viaggio vero e proprio. “Partire è un po’ come morire” recita un antico detto, perché la partenza implica sempre l’abbandono di qualcosa, di una parte di noi, di un luogo familiare, di persone care. Ma il viaggio è anche vita. La ricerca di se stessi attraverso il contatto con gli altri individui, con il mondo. Da secoli l’uomo è spinto ad abbandonare le terre native per avventurarsi in posti nuovi e sconosciuti. Spirito di esplorazione, esigenze ambientali, voglia di fuggire. Sì di fuggire. Il desiderio di allontanarsi da tutto quello che conosciamo e che ci rende così soli e fuoriposto.
Un viaggio del genere alla scoperta di se stessi, alla ricerca del proprio equilibrio necessita di molto tempo. Un anno sabbatico è l’ideale. Il Gap Year, così lo chiamano gli inglesi, è un periodo di interruzione nella carriera lavorativa di una persona, solitamente della durata di undici mesi. I lavoratori “staccano la spina” dalla routine quotidiana per riacquistare quella tranquillità di cui si sente troppo spesso la mancanza. In Italia l’anno sabbatico è stato introdotto con la legge n. 53 del 2000, proposta dal Ministro Livia Turco. La legge introduceva i congedi parentali per maternità, formazione e gravi motivi familiari. L’anno sabbatico è un periodo di assenza non retribuito, al termine del quale il richiedente conserva il diritto a riprendere il posto di lavoro.
Ma allora dove trovare i soldi? Come organizzarsi? Riccardo Caserini, autore del libro “Mollo tutto e parto!…ma prima o poi ritorno”, ci spiega che non è un’impresa impossibile, non è un’esperienza utopica, bensì una dimensione alla portata di tutti, nessuno escluso. L’idea dell’anno sabbatico ha origini antichissime. Nella tradizione ebraica era il periodo nel quale si mettevano a riposo i campi, si cancellavano i debiti e liberavano gli schiavi. Non si trattava di una banale tregua dalla fatica del lavoro ma di un ritorno alla vita dello spirito per trarne forza e ricominciare un nuovo ciclo. Riccardo Caserini, che si è preso più di un anno sabbatico, si ricollega all’antico concetto biblico mostrandoci come una lunga interruzione dagli impegni abituali possa essere rigeneratrice e utile. Il libro è un manuale pieno di consigli pratici per chi pensa di prendersi una pausa per la crescita personale, per la ricerca della pace interiore, per la semplice avventura sognata da tempo.
Mangia, prega, ama. Filosofia di vita e titolo del libro autobiografico di Elizabeth Gilbert, da cui è stato tratto il film del 2010 con Julia Roberts. Liz ha una vita apparentemente perfetta, un solido matrimonio, una bella casa, una carriera di successo come scrittrice. Nonostante ciò è infelice e sente il desiderio interiore di allontanarsi da tutto e da tutti. Intraprende un viaggio intorno al mondo, trascorrendo quattro mesi in Italia, mangiando e godendosi la vita (“Mangia”), tre mesi in India, trovando la propria spiritualità (“Prega”) e gli ultimi mesi a Bali, in Indonesia, in cerca dell’equilibrio fra le due precedenti scoperte, l’amore (“Ama”). Una storia vera emozionante che ci mostra come a volte serva un grande cambiamento per riscoprire la gioia di vivere e il piacere di amarsi.
Trovare la strada verso un equilibrio significa raggiungere il proprio benessere. Per riuscire a fare questo occorre imparare ad organizzare la nostra mente in funzione della vita, coltivare fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità e possibilità, elaborando processi di pensiero nuovi che si traducano in serenità, sicurezza e alla fine felicità. Ogni individuo ha la facoltà di trasformare la propria vita, cambiando i pensieri, perché i nostri pensieri determinano il nostro destino. Se per esempio pensiamo di non essere in grado di fare qualcosa, quest’idea diventa per noi vera e le nostre azioni tenderanno a confermare questa convinzione. Dobbiamo pertanto cambiare i nostri pensieri, selezionare esclusivamente pensieri positivi, in modo da ottenere comportamenti positivi. Se stiamo bene con noi stessi, anche gli altri cominceranno a sentirsi a proprio agio con noi. Jovanotti cantava “Io penso Positivo”. Aveva ragione. Controllare le emozioni, trasformare la rabbia e le frustrazioni verso il successo, aumentare la propria autostima, allontanarsi da tutto quello che ci rende infelici per scoprire finalmente se stessi e raggiungere l’equilibrio. Questi i primi passi verso una vita serena. Imparare dal passato ma non morirvi dentro, perché ormai è storia. Proiettarsi nel futuro, misterioso ma pieno di opportunità. Godersi il momento che è un dono, per questo si chiama presente.
http://www.youtube.com/watch?v=uE37yX8xRR8&feature=related
Sono decenni che penso ad un viaggio simile alla ricerca di questo famoso “equilibrio interiore”, ma con 2/3 anni sabatici ….verso il Marocco passando x costa Azzurra e Spagna fino a Gibilterra !!!
E’ molto bello ed emozionante l’articolo.
Baci