Borsa in vimini: dalla nuova “Osier” Jacquemus allo storico cestino di Jane Birkin, un accessorio senza tempo

A cura di Alessandra Sassanelli

Da cestino della spesa utile per il quotidiano a vera e propria icona di stile indossabile in ogni circostanza, da quella più casual a quella più formale. Una tendenza intramontabile e che ritorna ad ogni primavera: è la borsa in vimini, quell’iconico accessorio che immediatamente ci teletrasporta tra i campi fioriti della Provenza o per le vie più chic di grandi capitali europee. Per la nuova stagione spring-summer 23/24 non poteva che essere il designer francese Simon Jacquemus a lanciare la sua borsa in vimini. La famosa “Bambino Long” acquisisce un nuovo design per dare vita alla Bambino Long “Osier”: attraverso un gioco di intrecci orizzontali, la borsa francese dalle linee geometriche squadrate, adesso ricorda proprio quei canestri: l’incrocio dei rami e il colore naturale del vimini si unisce agli iconici toni pastello amati dal designer, realizzando un modello di estrema raffinatezza. jacquemus-osier

Il cestino deve la sua fama alla celebre Jane Birkin, la cantante e attrice britannica naturalizzata francese dopo l’incontro con l’artista Serge Gainsbourg sul set del film francese “Slogan”, che cominciò ad indossarlo anche in città. Jane lo aveva acquistato in un banale mercato di Londra attorno agli anni ’60 e da allora rimase sempre con lei: dal mercato londinese raggiunse il red carpet di Cannes o le serate parigine più chic con Serge. Così a Parigi, dove la cantante aveva ormai messo su famiglia, lanciò uno stile particolare, che fondeva l’originaria eccentricità britannica con l’ereditata eleganza francese: jeans e maglietta tutti i giorni, ma minigonne Paco Rabanne o mini-dress crochet nelle circostanze più glamour. Un mix di raffinatezza e sensualità che l’hanno sin da subito resa un’icona di stile che non passava certo inosservata: con sé, sempre il suo canestro di vimini. jane-birkin-outfit

Un accessorio millenario semplice, ma funzionale, che già dall’XVIII secolo aveva riscosso grandissimo successo tra le donne, proprio in virtù della sua essenzialità. L’uso del cestino di vimini, tuttavia, risale addirittura a migliaia di anni fa, dall’antico Egitto ai Sumeri a tutto il Medio Oriente. La facile reperibilità degli arbusti essiccati e lo sviluppo della tessitura delle foglie, rese l’arte dell’intreccio una delle tecniche maggiormente utilizzate per la creazione di utensili quotidiani vari, soprattutto pensati per spostare le provviste da un luogo all’altro. Non stupisce perciò che questa tecnica sia tuttora ancora molto utilizzata da diverse tribù indigene. Attorno agli anni ’50 poi, la particolarità delle trame intrecciate diffuse l’uso di pochette di paglia tra le donne dell’alta borghesia arricchite da decori vari e divenendone subito un accessorio alla moda, emblema del lusso e dell’agiatezza economica, perché spesso acquistate come souvenir nei viaggi dalle mete esotiche. Soltanto dopo, alla fine degli anni ’60, si arriverà al canestro-status symbol grazie a Jane. 
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Considerata una “anti-borsa” per la sua inconfondibile estetica, dai marché della Provenza  a Saint Tropez, fu presto sfoggiata in tutte le più grandi città. Così quell’unico e storico dettaglio si conferma l’accessorio che ogni donna dovrebbe necessariamente avere nel proprio armadio. Il simbolo di una tradizione culturale antica, ma semplice, basilare, ma felice. Quell’anti-borsa è l’espressione per eccellenza di uno stile di vita lento, nudo, fatto di piccole cose, ma essenziali; è la dimostrazione che, a volte, basta davvero poco per fare la differenza perché ciò che conta è metterci sé stessi, un po’ come Jacquemus, art director che riesce sempre a proiettarsi in quell’Eden provenzale con i suoi design semplici ma raffinati. Un colosso del fashion che ha sempre celebrato le sue origini, quell’amore puro e incondizionato per la sua amata terra. Perché, d’altronde, Jacquemus è semplicità, solarità e delicatezza. In poche parole, è Provenza.

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