Giorgio Armani pensa al futuro della sua azienda e lo fa direttamente da Pechino, dove una settimana fa si è tenuta la ‘One night only in Bejing’, il grande show per celebrare i dieci anni di successo del brand sul mercato cinese. Un grande spettacolo di moda, con più di mille persone come pubblico, che hanno assistito alle tre sfilate delle linee Armani: Emporio, Giorgio Armani e Privè, e ospiti stellari, come Tina Turner e Mary J. Blige, a dar lustro ad una serata che già di per sé è stata un trionfo.
Ma la moda non è solo paillettes e lustrini. E allora ecco che Re Giorgio fa il punto sulle sorti economiche e finanziarie della sua azienda: alla soglia dei 78 anni – portati peraltro divinamente! – è ora di capire quale sarà il futuro di uno dei marchi italiani più prestigiosi e redditizi del mondo.
Dopo aver preso in esame diverse possibilità, tra cui quella di vendere l’azienda o a un privato o a uno dei grandi gruppi del lusso (in prima fila, Hermès e LVMH) oppure quella di cederla a un fondo d’investimento, è arrivato alla conclusione che forse la soluzione migliore sarà quella di lasciarla in mano a una fondazione esterna, ma con un consiglio d’amministrazione forte, a sostegno degli eredi.
Nel dopo-Armani pare quindi che ci sarà sempre un’azienda a conduzione familiare, diretta dai nipoti (Silvana e Roberta Armani, figli del defunto fratello Sergio, e Andrea Camerana, figlio della sorella Rosanna), ma con meccanismi di nomina del consiglio dettati dal fondatore, ovvero Re Giorgio. Un nuovo ente, dedito a fini sociali e culturali, per continuare a trattare la moda con cuore e sensibilità: questa è la volontà dello stilista.
“Certi progetti che vanno oltre i dieci anni non mi vedranno più in prima persona”, afferma, e un po’ ci dispiace. Ma assicura: “Per quanto riguarda la creatività, non ci saranno problemi, l’equipe stilistica è buona e cresce ogni giorno”.
Avremo ancora capi che rispecchiano quel minimalismo chic e un po’ androgino, caratteristica inconfondibile del suo stile. Meno male.