In occasione della quarta edizione della Giornata Nazionale dell’Innovazione, la Confcommercio ha promosso l’iniziativa “L’Italia che corre” per fare il punto sulla scena politico-economica del Paese e su come le attuali difficoltà possano essere superate attraverso lo sviluppo dell’innovazione tecnologica. L’iniziativa, curata dall’Agenzia per l’Innovazione e dal Ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca, in collaborazione con Confcommercio e FORUM PA, ha proposto come tema centrale della giornata “Le imprese e l’innovazione”.
Ad aprire il convegno il Ministro dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca, Francesco Profumo, il quale ha descritto un’Italia leader nel campo scientifico ma incapace di tradurre le sue capacità in termini di crescita. “I risultati dimostrano che i nostri cervelli in fuga hanno un’ottima preparazione: tanti sono gli italiani che vincono bandi di concorso organizzati da centri di ricerca europei e sono ben 15 mila i ricercatori nostrani in Usa“, ha detto il ministro. “Il più delle volte, però, il sistema subisce un corto circuito: non riusciamo a fare in modo che tutta questa preparazione abbia un ritorno in termini di crescita e progresso del nostro Paese“. Perché non siamo in grado di fare sistema – sottolinea il ministro – di far dialogare tra loro gli attori principali della società: università, ricerca e imprese.
L’importanza del fattore “innovazione” per le imprese italiane sta tutta nelle parole della vice presidente della Confcommercio Maria Luisa Coppa che nel suo intervento afferma: “Solo innovando potremo recuperare competitività e spingere sull’acceleratore della crescita. Ma dobbiamo fare in fretta, appunto “correre” – ha sottolineato – perché oggi si compete a tutte le latitudini e a tutti i livelli a ritmi frenetici, per non lasciare disperdere quell’immenso patrimonio di cultura, di creatività, di capacità organizzativa e d’impegno che ci appartengono”.
Dall’ultimo Thoughtbook della Fondazione Kauffman, una delle più importanti organizzazioni mondiali che incoraggia l’imprenditorialità innovativa, emerge che l’innovazione non risiede nelle grandi imprese che, al contrario, tendono a veicolare sul mercato solo quei prodotti e servizi con una ragionevole certezza di successo. E questa prudenza tra i grandi gruppi imprenditoriali è ancora più evidente in Italia dove a fare la differenza sul piano dell’innovazione e della creatività spesso sono le piccole imprese che nascono nel panorama delle start up impegnate nei settori più diversi, dalla moda al turismo, dall’ICT all’agroalimentare.
Per il Direttore Generale del Progetto Marzotto, Cristiano Seganfreddo, presente all’incontro, “occorre rivedere i parametri estetici dell’industria italiana e svecchiarli”.
Ispirato alla figura di Gaetano Marzotto, imprenditore di riferimento del ‘900, questo premio individua e sostiene lo sviluppo di nuovi progetti imprenditoriali in grado di rispondere a criteri di sostenibilità economico-finanziaria e allo stesso tempo di generare benefici rilevanti per il territorio.
Sapersi reinventare sarebbe la chiave del successo per Seganfreddo secondo cui “l’errore dell’imprenditoria italiana, specie di quella costituita da gruppi economici solidi, è quello di continuare a proporre idee di successo ormai superate senza osare rischiare”.
Presente all’incontro anche Ruggero Frezza, fondatore di M31, società che dal 2006 investe e crea nuove imprese ad alta tecnologia in collaborazione con giovani ricercatori delle università italiane e straniere. Rispetto all’obiettivo della costruzione di un ecosistema imprenditoriale in Italia, dice: “Dobbiamo collaborare tutti per fare in modo che le start up non rimangano solo start up ma che diventino imprese di successo a livello globale e di interesse per gli investitori stranieri”.
Se è vero che in Italia possediamo il primato delle innovazioni degli ultimi duecento anni, abbiamo solo bisogno di “innovare i rapporti”, di uscire da una logica individualistica per cui è impossibile fare sistema. Infatti secondo Mario Fantini, Presidente di Visionee, “abbiamo bisogno di un salto culturale per capire che correre con gli altri è una forza”, abbandonando la visione per cui se un imprenditore apre le porte della sua azienda, eventuali competitor potrebbero rubargli l’idea.
Da un lato riproporre le esperienze di successo e valorizzarle immettendole in un sistema di networking territoriale, dall’altro investire capitale liquido per l’acquisto di start up con un’idea vincente. Sembrerebbe proprio questa la via da percorrere per uscire dalla grave crisi economica che il nostro Paese sta attraversando.
Chiara Cianfarani