Pensare, disegnare e costruire un abito è tecnicamente complesso. Un abito non è solo belle linee e colori vivaci. Un abito deve emozionare, colpire chi lo compra e, soprattutto, valorizzare chi lo porta.
Un abito dice molto della persona che lo indossa. Spesso vale più di mille parole.
Lo stesso vale per un’etichetta e il suo vino. L’etichetta è come un vestito, un biglietto da visita. Conferisce al vino un’identità, gli dà una voce, trasforma un mero liquido in una bevanda con personalità.
Se è vero che l’abito non fa il monaco, ma in certi casi la regola ha una sua eccezione, l’etichetta di un vino dice tutto di sé a coloro che di vino se ne intendono solo come consumatori. L’etichetta deve catturare, evocare immagini e portare, infine, all’acquisto. Così si chiude il cerchio.
In un mercato estremamente competitivo come quello di oggi, anche un vino, per diventare di tendenza, deve garantirsi un’immagine di impatto e convincente.
Cosa c’è di più adatto, quindi, che far costruire un abito alla moda per un vino a coloro che la moda la studiano?
Questa è stata l’idea dei conti Passerin d’Entrèves, nobile famiglia valdostana che risiede da qualche anno nei dintorni di Vinci, nella splendida tenuta Dianella Fucini, dove visse ed è sepolto il poeta Renato Fucini.
Qui, in novanta ettari di terreno, di cui ventitre coltivati, i Passerin d’Entrèves hanno creato un vero e proprio business dove, però, c’è posto anche per il lato creativo e romantico della professione: dare vita a vini e oli ricchi di sapore e densi del gusto delle terre toscane.
La famiglia d’Entrèves ha deciso di coinvolgere alcuni studenti dell’Istituto di Fashion Design & Marketing Polimoda per far disegnare loro l’etichetta del nuovo vino rosé, All’Aria Aperta, che si chiama così in onore di una raccolta di poesie di Renato Fucini.
Gli allievi Polimoda coinvolti nel progetto sono stati quindici. La sfida era partire dal nome del vino e dalle poesie di Renato Fucini per creare un’etichetta non solo adatta al nuovo rosé, ma anche in linea con la storia di tradizione e innovazione che caratterizza Dianella Fucini.
Il 13 marzo, presso la sede di Polimoda, Villa Favard, una giuria composta da alcuni docenti dell’Istituto e dalla contessa Veronica Passerin d’Entrèves ha scelto tra i sei lavori rimasti in gara, i tre finalisti. Anzi, le tre finaliste. Una competizione in rosa per un nuovo rosé.
Il 20 marzo, proprio a Dianella Fucini, si è tenuto un evento speciale per decretare l’etichetta vincitrice. Una giuria composta dai conti d’Entrèves, da alcuni esperti e giornalisti del settore food & wine e dai rappresentanti di Polimoda ha nominato vincitrice Elena Bertocchi, 24 anni, bergamasca.
La sua etichetta, secondo la giuria, é quella più in linea con il senso estetico, lo spirito di innovazione e il rispetto della tradizione che caratterizza la produzione di Dianella Fucini.
Un’etichetta futurista. Un intreccio di A che ricorda quello delle viti e che riprende l’allitterazione della lettera nel titolo della raccolta di poesie di Fucini. All’Aria Aperta, appunto.
La seconda e la terza classificate sono Sophie Gemelli, aretina di 20 anni e Francesca Gonelli, 21 anni di Pisa.
Alla vincitrice va una borsa di studio del valore di 500 euro, una targa e una bottiglia di rosé con la sua etichetta.