SOUNDTRACK: Luciano Pavarotti – Figaro
E’ ufficiale: è tutto inutile. Lasciate perdere la lacca a fissaggio forte, il gel a tenuta extra, la piastra professionale. Se la vostra coda di cavallo non resta ferma, se rimane sparata a mo’ di raggiera, moscia come un mocio per pavimenti, crespa come un nido di uccelli, la copla non è dell’umidità o della scarsa dimestichezza con i ferri del mestiere, ma di “Rapunzel“.
E no. Sebbene il nome sia lo stesso della protagonista dai lunghissimi capelli della nota favola, qui la fantasia dei fratelli Grimm centra ben poco.
Un team di ricercatori delle Università di Warwick e Cambridge, infatti, ha chiamato “Rapunzel” il numero risultato da un’equazione matematica, che considera le caratteristiche di ogni capello e permette di scoprire se la tua ponytail (come la chiamano gli inglesi) è destinata a restare ribelle o possa essere addomesticata in qualche modo.
Secondo lo studio pubblicato sul Physical Review Letters journal, prestigiosa rivista americana di fisica, basta analizzare un capello, valutarne la rigidità e gli effetti della gravità, calibrarne l’ondulazione, la densità e l’elasticità e, voilà: svelata la forma che assumerà la chioma tenuta insieme da un elastico.
La notizia è di qualche giorno fa e, considerando che la ricerca ha tenuto occupato per anni fisici e matematici di tutto rispetto, non è propriamente un’inezia. Se poi si tiene conto del fatto che anche Leonardo da Vinci aveva iniziato ad esaminare “il fluido andamento dei capelli”, la faccenda si fa seria, poichè la Ponytail Shape Equation promette un punto di svolta sia nell’industria dell’animazione, dove la rappresentazione delle chiome dei personaggi è sempre stata una sfida per i grafici, che in quella dei prodotti per capelli, decisa a sfruttare la scoperta per apportare innovazioni ai consueti prodotti di bellezza.
La coda di cavallo, evocazione “tricotica” dell’immagine equina, grazie al suo modo semplice e veloce di raccogliere i capelli in un’unica ciocca, è sempre stata utilizzata da donne e uomini per agghindare la chioma.
Adattandosi con disinvoltura alle occasioni più varie, dona un aspetto “très chic” se declinata nelle varianti della treccia o dello chignon durante un’occasione mondana e torna certamente utile nella vita di ogni giorno, poiché fa sì che quell’immancabile manipolo di ciuffetti ribelli non produca un fastidioso solletico sulla fronte.
E’, dunque, una pettinatura, per così dire, “democratica”, che si adegua con pari disinvoltura ai guanti di gomma usati durante le faccende domestiche come a quelli di velluto indossati con un abito da sera.
Non a caso, molti sono i personaggi celebri che l’hanno scelta per imbellettare le loro teste.
Audrey Hepburn, per esempio, la portava composta e ordinata, Brigitte Bardot la cotonava per gonfiarla a dismisura, la tennista Anna Kournikova la tiene alta durante le sue gare, fermata da una visiera.
Ma ci sono anche “signori uomini” che hanno ceduto al fascino (e alla comodità) dell’acconciatura in questione. Basti pensare al “codino” di Roberto Baggio, simbolo del calcio anni novanta, o allo stilista Karl Lagerfeld, che ha reso il fascio canuto cinto dal nastrino nero uno dei suoi segni distintivi.
Certo è che oggi, alla luce della “spietata” scoperta, superfluo sarà recarsi dal parrucchiere per emulare un’immagine sgualcita della coda bon ton in stile “Sabrina”, vano seguire le televendite di aggeggi infernali che promettono il miracolo di una capigliatura alla BB: se l’indomita zazzera non resta in ordine, è colpa di Rapunzel, che, a ben pensarci, i capelli li portava sempre sciolti e ondeggianti….. Magari perché anche a lei, ahimè, sarebbe riuscita una coda smilza e floscia.
O forse, semplicemente, perché nascondeva grandi orecchie a sventola.