Inaugurerà giovedì 16 marzo l’esposizione personale “Rhizomes” dell’artista romano Marco Angelini, a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci. Il sodalizio artistico tra Angelini e Nidiaci prosegue in quanto l’artista e la curatrice vantano all’attivo diverse collaborazioni, in particolare le mostre personali dell’artista nel 2019 in collaborazione, rispettivamente, con l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia e con l’Istituto Italiano di Cultura di Algeri.
In questa occasione, la collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Marsiglia, in Francia, si traduce nell’ospitare direttamente presso le sale espositive dell’Istituto le opere di Angelini, fungendo da habitat ideale delle stesse.
Il corpus di opere, composto per esattezza da 30 lavori ad acrilico su tela (che vedono, misto al colore, l’impiego ora di elementi seriali, ora della foglia oro) e 6 sculture a dimensione naturale, racconta le emozioni dell’artista sotto forma di ricordi che si intrecciano con quelle della storia e cultura marsigliese, intercettando idealmente delle trame emozionali come vere e proprie radici, diramazioni.
Così la curatrice Nidiaci scrive nel testo critico del catalogo posto a corredo dell’esposizione: «Marsiglia possiede un centro storico rimasto lo scrigno di una certa anima popolare, crogiolo di culture. Tale capillarità è minuziosamente ma non didascalicamente descritta dalle tele toccate dal colore acrilico di Marco Angelini, artista sociologo di formazione, che, completamente scevre da forzature e obblighi interpretativi e adempiendo perfettamente alla logica astrattista, raccontano una commistione visiva e ideologica al contempo, la coesistenza e la coesione di culture e sottoculture differenti.
La capillarità è, per scientifica definizione, l’insieme di fenomeni dovuti alle interazioni fra le molecole di un liquido e un solido sulla loro superficie di separazione. Le forze in gioco che si manifestano in tale fenomeno sono la coesione, l’adesione e la tensione superficiale. Le campiture piatte di Angelini accolgono, divenendo habitat colorati, macchie che tendono alla circolarità benché informi, fluide, in un continuo divenire; questi elementi coabitano con elementi più netti, forme più precise, che rimandano ad un infinitesimo rapporto spazio-temporale tra macro e micro, tra la collettività e l’individuo, tra le collettività stesse e vicendevoli». L’esposizione sarà visitabile sino al 3 maggio .
About Marco Angelini
Marco Angelini è nato a Roma nel 1971, vive e lavora tra Roma e Varsavia. Ha realizzato, dal 2006 ad oggi, varie mostre personali a Roma, Milano, Varsavia, Cracovia, Londra, Bratislava, Algeri, Santiago del Cile, Bologna e partecipato a collettive, presso spazi pubblici e gallerie private, a New York, Washington DC, Tel Aviv, Abu Dhabi, Varsavia, Zamość, Stettino, Monaco di Baviera, Essen, Londra, Bruxelles, Roma, Lucca.
Le opere di Angelini fanno parte di diverse collezioni private, tra cui quella della Fondazione Roma. Laureato in Sociologia studia il fenomeno urbano ed è interessato alle culture e subculture che si creano nelle metropoli del mondo. Le città sono lo scenario in cui le pulsioni inconsce sopravvivono interagendo con le nuove possibilità offerte dalla tecnologia, per questo esse diventano il nucleo e l’habitat ideale di tutti i paradossi e le contraddizioni umane. La sua ricerca espressiva è dominata dalla materia. A volte i materiali diventano la superficie pittorica al posto della tela, altre volte diversi oggetti, spesso di riciclo, entrano a far parte dell’opera. La forma astratta interpreta perfettamente la sua poetica fluida e mutevole che suggerisce l’esistenza di molteplici realtà. Affronta diverse tematiche di ricerca: natura e tecnologia, tempo e memoria, dialogo interreligioso e dimensione del “sacro”, arte e scienza, energia e sostenibilità.
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