C’erano una volta Cenerentola, Biancaneve, Aurora, Ariel e tutte le altre principesse che facevano sognare ragazzine di ogni età. E che, diciamolo, le condizionavano anche un po’ nella crescita. Bellissime, dolci e gentili, erano tuttavia difficilmente in grado di risolversi da sole. Puntualmente, infatti, un valoroso principe azzurro, in groppa al suo cavallo bianco (o su una nave, nel caso della Sirenetta) faceva un ingresso trionfale nella vita dell’amata. Salvata da un’esistenza piatta e infelice, la bella principessa poteva avere il lieto fine solo grazie al suo abile cavaliere.
Poi arrivò il 1998, e qualcosa nelle favole cominciò a cambiare. Proprio in quell’anno, dall’officina della Walt Disney uscì un nuovo lungometraggio ispirato a un poema cinese. Il suo nome era Mulan. Il titolo si riferiva all’omonima protagonista, una semplice ragazza di buona famiglia che, travestitasi da uomo, si arruolò nell’esercito per combattere al posto del padre malato. Alla fine la ragazzina non solo salva se stessa e la sua famiglia, ma l’intera Cina dalla minaccia degli Unni. Proprio a ridosso del nuovo millennio, insomma, cominciava a imporsi un nuovo ideale di donna, più risolutivo e indipendente. E questa donna iniziò ad affascinare l’universo femminile.
Sempre più eroine, liberate dalla pesante presenza del baldo guerriero al loro fianco, hanno preso le redini della loro storia, condizionando gli intrecci di favole, cartoni animati, film e telefilm. Ancora made in Disney sono le protagoniste dei due lungometraggi Ribelle – The Brave (2012) e Frozen (2013), pellicole che hanno letteralmente conquistato il pubblico mondiale. Protagonista del primo la carismatica e alternativa Merida, in continua lotta con sua madre e le tradizioni; il secondo, invece, è incentrato sulla storia di due sorelle, Anna ed Elsa, il cui affetto riesce a sciogliere anche il ghiaccio più freddo. Anche film e telefilm hanno cominciato a proporre fanciulle di questo tipo. Prendiamo ad esempio la serie cult prodotta da HBO, Il trono di spade (Game of Thrones). Uno dei personaggi principali è la regina Daenerys Targarien, una ragazzina coraggiosa che ha come teneri animaletti da compagnia tre simpatici draghi mostruosi.
Ma le donne ideali non sono soltanto quelle dei racconti proiettati sul grande o piccolo schermo. Proprio nella vita vera si sono distinte donne valorose e tenaci, che hanno combattuto contro stereotipi sociali ingiusti e retrogradi. Il 2015 è stato in un certo senso l’anno che ha visto trionfare questo nuovo tipo di donna: una donna forte, determinata a raggiungere i suoi obiettivi, coraggiosa, ribelle e piena di forza d’animo. Vale la pena citare Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana ad andare nello spazio negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea, l’emblema della donna tosta made in Italy. Poi Noor Tagouri, bellissima giornalista americana che ha voluto sfidare la società e rispettare la sua identità comparendo in tv con il velo; e la politica argentina Victoria Donde Perez che, in barba a futili moralismi, ha allattato sua figlia durante una seduta parlamentare, diventando simbolo dei diritti di tutte le mamme. Non è un caso se il calendario più famoso del mondo, il Pirelli, per il 2016 ha preferito immortalare icone di bellezza interiore, non estetica.
Questa nuova prospettiva era stata già percepita nell’universo precoce della moda. Infatti sulle passerelle di tutto il mondo, molti stilisti hanno presentato collezioni per l’autunno/inverno 2015-2016 ispirate a un rinnovato universo femminile. Christian Dior esalta il lato istintuale della donna che, pur non rinunciando a un alto tasso di femminilità, non si fa scrupoli a rubare i capi dal guardaroba maschile. Un’eleganza altrettanto mascolina è quella della collezione di Emanuel Ungaro: sulla passerella sfilano modelle misteriose, con capi dalle linee rigorose, nell’essenzialità del bianco e del nero. Essenziali anche gli outfit di Costume National, che presenta una donna sicura di sé, che emula l’eleganza dell’uomo ma non rinuncia alla sua femminilità, una femminilità disciplinata, ma con un tocco di rock.
Più estremi i look firmati Saint Laurent, sostenitore di una vera e propria bad girl, che ostenta un’aggressività sexy ed esplosiva. Un mix tra punk e rock, tra forza e arroganza, che tuttavia cela elementi di fragilità e femminilità. La medesima ispirazione punk rock si riscontra nelle collezioni di Alexander Wang, che lascia spazio anche a sfumature gotiche, e in quelle di Fausto Puglisi, che reinterpreta questo stile valorizzandolo con ricchissime decorazioni.
Una combattente con un abbigliamento più sfacciatamente militare e quella di Elie Saab, brand che valorizza la donna sicura di sé. Una guerra differente, invece, combattono le maison di Rodarte e Philipp Plein, che si focalizzano sulla donna metropolitana, in continua ribellione con la società. La collezione di Rodarte è un viaggio indietro nel tempo, negli anni ’90, in compagnia di fanciulle tutt’altro che docili, anzi sexy, forti e stravaganti. Eccentriche e insolenti sono le damigelle di Philipp Plein, che accostano senza regole elementi casual e di lusso, enfatizzando il loro carisma.
Finisce così l’era delle donzelle in difficoltà. La donna del nuovo millennio è super strong e se la cava benissimo da sola. Altro che principe azzurro.