Sfilate, fashion week, calendari della moda: obsoleti! Qualcuno è d’accordo con questa tesi. Qualcuno un po’ meno, legato nostalgicamente a quell’aura di esclusività che questo mondo possiede sin dalle sue origini. Difensori di sfilate tradizionali o sostenitori di nuovi modi di fare moda, una cosa è certa: tecnologia e social hanno introdotto forti cambiamenti all’interno del fashion system. Dopotutto a vedere dal vivo le collezioni sulla passerella sono ben pochi. Giornalisti, direttori, blogger, buyer, celebs sono tutti con il proprio smartphone o tablet in mano, pronti a scattare e a condividere con il resto del mondo quanto stanno “vivendo” in prima persona. Gli stessi stilisti fanno uso dei social. Inoltre, grazie alla trasmissione online delle sfilate è possibile seguire le fashion week anche ai comuni mortali interessati alla moda ma impossibilitati ad accedere agli show.
Questo ha creato alcune problematiche. Se gli addetti ai lavori sono ben inseriti nell’ottica dei calendari, tra gli spettatori è arrivata un po’ di confusione. “Vorrei questo abito. Cosa? Che significa che devo aspettare sei mesi? Ma io lo vorrei ora! Me ne sono innamorata vedendolo alla sfilata e mi dite che non è ancora disponibile?”. Certo, non tutte le persone comuni hanno la possibilità di acquistare un capo griffato. Ma il disagio e l’incomprensione hanno condotto direttori creativi di grandi Maison a rivedere i programmi e a proporre cambiamenti.
Una sfilata, in fondo, richiede molto tempo, energie e denaro. E l’obiettivo principale non è forse quello di vendere, prima di quello di far spettacolo o di creare arte da indossare? Tra le varie voci fuori dal coro, la prima, limpida e chiara, a farsi sentire è stata quella di Diane Von Fürstenberg. «Non solo stilisti e buyers. Un po’ tutti ci stiamo lamentando delle sfilate. Specie le persone, che sono davvero confuse a causa dei social media» aveva sostenuto nei panni di presidente del CFDA (la Camera della Moda americana). «La possibilità di vedere in tempo reale le immagini delle collezioni su Facebook e Instagram – ribatteva la stilista – porta le persone a volere subito abiti e accessori che non saranno nei negozi prima di sei mesi. Per questo le sfilate devono essere più vicine alle esigenze dei clienti». Il CFDA ha affidato, quindi, alla società di consulenza Boston Consulting Group il compito di trovare una nuova formula nelle fashion week che fosse più al passo con i tempi.
Nel frattempo che questa rivoluzione è in corso, a New York si sono aperte le sfilate FW 2016/2017. E qualche stilista ha già cominciato a seguire strade alternative. Tra le varie collezioni andate in scena, c’è stata anche quella di Diane Von Fürstenberg. E come poteva colei che ha scagliato la prima pietra proporre una sfilata tradizionale? Di fatto, la sua è stata piuttosto alternativa.
La stilista ha radunato tutte le top del momento, quelle la cui popolarità si conta soprattutto a suon di followers. Al cospetto di vostra maestà Von Fürstenberg c’erano Gigi Hadid, Kendall Jenner, Karlie Kloss, Irina Shayk, Lily Aldridge, Jourdan Dunn, Elsa Hosk e Alanna Arrington. Chilometri e chilometri di gambe. Top divine e sorridenti. Sì, sorridenti. Perché lo show non implicava loro di sfilare serie su una banale passerella. Tutto somigliava piuttosto a un cocktail party in discoteca. Tra passeggiate, balli anni ’70, paillettes, trenini, risate, chiacchiere e selfie, le modelle, talvolta sensualmente sedute, talaltra coinvolte nel gruppo, hanno mostrato la loro bellezza e la meraviglia delle creazioni DVF agli spettatori, i quali, a loro volta, hanno fatto a gara per rubare e condividere quanti più scatti possibili. Alla fine anche la stilista si è unita al party con le sue giovani amiche. E si è divertita molto. Alla faccia del saluto furtivo e di corsa lungo il catwalk!
Ma le novità non sono finite. Secondo il principio “see now, buy now” che muove alla base tutta questa rivoluzione, per la prima volta alcuni degli outfit presentati sono già disponibili per l’acquisto sul sito dvf.com. Insomma, no Diane, no party!