<<Look up here, I’m in heaven I’ve got scars that can’t be seen I’ve got drama, can’t be stolen everybody knows me now/ Guardami sono in paradiso, ho delle cicatrici che nessuno può vedere, ho un dramma che non può essere rubato, adesso tutti mi conoscono >> comincia così l’ultimo singolo della carriera di David Bowie.
Lazarus, estratto dal venticinquesimo album studio del grande artista, e uscito due giorni prima della sua morte, è come se preannunciasse la sua fine funesta. In realtà tutto Blackstar potrebbe rappresentare un testamento d’addio, una sorta di profezia. E come sempre, anche questa volta Bowie è riuscito a stupire precorrendo i tempi.
Era il 10 gennaio 2016 quando “Ziggy Stardust” è ritornato nello spazio da cui era venuto, lasciando un segno profondo nella nostra cultura e diventando una leggenda della musica. Proprio in onore della poliedrica personalità dell’artista, costellata da mille sfaccettature e alter-ego, è stata realizzata la mostra “David Bowie is”.
Dopo avere attratto milioni di visitatori in varie capitali d’Europa, America e Australia la rassegna arriva per la prima volta in assoluto in Italia al MAMbo, il museo d’arte moderna di Bologna, e durerà fino al 13 novembre.
Nata nel 2013 al Victoria and Albert Museum di Londra, “David Bowie is” è la prima retrospettiva internazionale dedicata al grande genio creativo e musicale. Sono oltre 300 gli oggetti esposti tra i quali: testi originali scritti a mano, costumi di scena, fotografie, allestimenti scenografici, copertine di album e rari estratti video dei concerti.
La mostra percorre cinque decadi di attività di uno degli artisti più trasformisti, visionari e controcorrenti dei nostri tempi, ed è divisa in tre sezioni. Il “Duca Bianco”, icona fashion dallo stile caleidoscopico, è riuscito a influenzare e contaminare vari campi dell’arte, e a collaborare con vari designer nel campo della moda, del suono, della grafica del teatro e del cinema.