Raccontare della sua bellezza mozziafiato, della dipendenza dai barbiturici, o ancora, dei suoi tanti amori, oppure scegliere di isolare un periodo della sua vita per narrare una Marilyn sempre e comunque diva.
Diva tra le lenzuola con gli occhi arrossati, diva al suo primo ciack timido e imbarazzato e ancora diva tra le braccia del giovane aiutoregista. Così Simon Curtis, già conosciuto al pubblico per aver diretto Il discorso del Re, decide di portare sulle scene la storia nata tra Marilyn e il giovane Colin Clark conosciutisi sul set de Il Principe e la Ballerina, narrata dal ragazzo nei suoi memoir.
Impossibile non leggere poesia e autenticità nelle sue mani adagiate al viso, quasi a sfiorarlo, nelle frasi “da copione” dette ai giornalisti durante la conferenza stampa per la presentazione del film o ancora nei passi di danza sul set al limite tra comicità e delicatezza, non troppo distanti da quelli dell’originale.
E’ Michelle Williams a far rivivere una grande star, reinterpretando ogni suo minimo gesto, dando “voce” ai suoi occhi ingenui e impauriti, ai suoi movimenti stanchi tra le coperte sgualcite e alla continua ricerca di certezze: vero tramite della sua sensualità.
E’ Eddie Redmayne a interpretare, invece, il terzo aiuto regista, nonchè “amante” di Marilyn, il quale sempre scrupoloso e attento avrà il ruolo, dopo un tacito impegno preso con l’attrice, di schierarsi sempre e comunque dalla sua parte, rischiando di compromettere la sua carriera nel cinema.
Un altro il rapporto di grande rilievo nel film è quello tra l’attrice e Laurence Olivier, che le parole di Colin rappresentano al meglio:
Sir Laurence Olivier è un grande attore che vorrebbe essere una star del cinema, lei è una grande star che vorrebbe essere una grande attrice. Questo film non aiuta nessuno dei due.
E che nonostante l’iroso narcisismo di lui viene via via scemando al termine della pellicola, facendo sì che anche un grande attore come Olivier a cavallo tra cinema e teatro ne rimanga folgorato ammirandola, quasi commosso, nei puzzle di tutti i suoi ciak .
E non importa quanto quanto gli attori dovessero aspettarla sul set, quante volte le scene venissero girate, quante telefonate nel cuore della notte l’attrice facesse, nulla riusciva a scalzare quell’aurea che la rendeva eterna in ogni sua più piccola sfumatura.