Non c’è due senza tre. Se è vero che, nella scena museografica newyorkese, sono rarissime le retrospettive sui grandi della moda ancora in vita, e ad averne “beneficiato” sono stati solo Yves Saint Laurent al Met e la mostra di Giorgio Armani al Guggenheim nel 2000; perché non dare spazio anche a lei, a Rei Kawakubo. Fondatrice e stilista del brand giapponese Comme des Garçons, Kawakubo sarà la protagonista, insieme alle sue creazioni, della mostra dell’anno del Costume Institute al Metropolitan Museum di New York.
La Grande Mela si prepara ad ospitare più che una stilista, un’artista a 360°. La Kawakubo rappresenta una scelta radicale, un’inizio di una nuova era. L’unica forse nel settore capace di esprimere la propria opinione sull’arte, a concepire l’opera come un’entità a sé. Non solo, sin dall’inizio della sua carriera, Kawakubo ha sfidato concetti comuni, come la bellezza, il buon gusto, stravolgendoli poi completamente. Non per nulla, è una delle più importanti e influenti stiliste degli ultimi tempi, specie per la sua capacità di dare massima dinamicità alla moda, in continua evoluzione. «Sfumando la divisione tra arte e moda, Kawakubo ci chiede di immaginare i vestiti diversamente», dichiara Thomas Campbell, direttore del Met. Creazioni, per l’esattezza 120 pezzi scelti tra quelli creati dal 1981 fino ad oggi, che permetteranno a Andrew Bolton, il curatore del Costume Institute, di esplorare e conoscere l’opera della stilista, il suo modo di concepire l’arte e la moda. E per farlo, Bolton avrà a disposizione abiti che sembrano delle sculture.
La rassegna, sponsorizzata da partner importanti come Apple, Condé Nast, Farfetch; H&M e la Maison Valentino, sarà aperta al pubblico dal prossimo 4 maggio fino al 4 settembre. Come abitudine però, sarà preceduta dal gala del 1 maggio con ospiti importanti come Anna Wintour, Katy Perry, Pharrel Williams e tanti altri. Un po’ in antitesi con la filosofia di pensiero del marchio Comme des Garçons che per le loro campagne pubblicitarie non hanno mai optato per celebrità ma sempre per altri soggetti.
Una scelta questa, però, che ha destato non poche critiche. In effetti, aver chiamato per il Met un personaggio come Rei Kawakubo può rappresentare un rischio per l’istituzione stessa del museo che, da sempre, ha portato un grande pubblico grazie alla scelta di nomi importanti come Alexander McQueen (più di 661mila visitatori nel 2001 per “Savage Beauty”) o, ancora, il già citato Yves Saint Laurent, Miuccia Prada o Elsa Schiaparelli. Per non dimenticare la mostra dedicata alla Cina (815mila visitatori), come sottoscrive nelle pagine del New York Times, la fashion director Vanessa Friedman, affermando che «Tenere una mostra del genere in un posto così grande come la Iris and B. Gerald Cantor Exhibition Hall, è un atto notevole».
Del resto non c’è gusto a osare senza rischiare un po’ no?E non tutti, infatti, sono d’accordo sul fatto che portare una stilista 74enne, una figura di culto nel mondo del design e delle avanguardie, un’artista capace di rivoluzionare la passerella per poter esprimere in totale libertà la sua arte, sia un totale azzardo. Sicuramente Andrew Bolton e Thomas Campbell non la pensano così. Non resta che aspettare al 4 maggio 2017 per scoprirlo.