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Anatomia dell’Irrequietezza

Glory All presenta una rassegna dedicata a cinque fotografi che attraverso la loro arte, esplorano il difficile e delicato tema dell’irrequietezza intesa come continua ricerca di equilibrio, forza di cambiamento, capacità di mutamento del sé e del corpo.

Gli artisti attraverso i loro scatti mettono in scena questo mutevole stato d’animo nelle sue molteplici forme e sfaccettature ponendo sempre al centro la figura umana, dai gesti intimi di una coppia, a quelli solitari di personaggi senza volto o nascosti dietro una maschera.

L’obiettivo dei fotografi non si ferma alla superficie della realtà ma la penetra, restituendo allo spettatore immagini intense, senza compromessi.Alexey Snigur in “A bottom male” riflette sul rapporto di forza uomo-donna: un balletto di ruoli mai risolto, dove l’equilibrio si rivela un’utopia possibile solo nella dinamica del gioco e del travestitismo. La maschera del quotidiano cede così il posto alle invenzioni dettate dal desiderio e dall’astuzia.

Dario Salamone in “Wind in my heart, dust in my head” ha concentrato il suo obiettivo fotografico sul corpo umano. Un corpo ritratto nei suoi gesti minimi e frammentato nei suoi sguardi mancati. Un corpo fatto di azioni cristallizzate e ritratto in un limbo di percezioni, dove l’inquietudine è un movimento del pensiero scritto sul corpo e comunicato con dinamiche impercettibili.

“Non lasciarmi” è il lavoro di Paolina Sturni che sceglie il bianco e nero per raccontare l’intensità dei sentimenti. Dietro gli abbracci si nascondono storie, inquietudini e speranze di giovani coppie. Emozioni che possono prendere anche la forma di un urlo, perché i legami spesso sono composti anche dalle loro fratture.

Negli scatti di Francesco Vizzini “Basement in North Beach” si annidano tensioni e ossessioni di giovani personaggi in cerca d’identità. Attraverso l’uso delle lenti, Vizzini smonta la rappresentazione plastificata della realtà e giunge ad esplorare altre dimensioni, generando immagini attraenti ed inquietanti, sensuali e violente.

Il progetto di Marco Morigi “Dietro la maschera” si compone di due opere nate dall’assemblaggio, come in un puzzle, di tessere-polaroid. I personaggi ritratti, destano un vago senso di curiosità che resta però inappagato: sono volti senza nome in spazi imprecisati. La sfida cui è invitato lo spettatore è di intuire il mistero della loro realtà più intima, della loro lotta privata che forse si tradurrà in vittoria o in sconfitta.

By: Lander

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