“Sono sempre stato proiettato nel futuro, più che nel passato. Ma anche il passato può essere interessante se viene riletto nel modo giusto“. Eccolo qui, riassunto in poche parole pronunciate da Raf Simons, direttore creativo di Dior, il letmovit delle sfilate di Haute Couture appena terminate a Parigi.
Esclusività certo, caratteristica imprescindibile quando si parla di Alta Moda, ma anche uno stile moderno e contemporaneo che ben si adatta all’attitudine delle principesse del terzo millennio. Ed ecco allora sfilare le creazioni di Karl Lagerfeld per Chanel, sempre attento ai continui cambiamenti della società: il classico tailleur scopre proporzioni inaspettate che lasciano la pancia a vista, le gonne ad A che ricordano le corolle dei fiori. Una collezione che potrebbe piacere a Rihanna Kristen Stewart o Alice Dellal, muse e testimonial della Maison.
Sulla passerella di Dior il classico abito da cocktail viene ridisegnato da strategici tagli sui fianchi, o dove gli stivali sopra il ginocchio, abbinati a mini abiti stile Mary Quant, che tanto piacevano alle ragazze del Piper, si accentuano nelle loro proporzioni fintanto da sembrare un unicum con i pantaloni.
Anche il romanticismo sembra essere un tema caro agli stilisti per questa stagione. “Amor vinci Omnia” si legge sull’ultima uscita della sfilata della Maison Valentino ed è l’amore che vince su tutto e tutti quello che ci hanno proposto Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli per questa stagione. Un’iconografia sull’amore da Chagal a Dante, da Fabrizio De André a Jacques Prévert, che scopre e traduce in abiti le mille sfaccettature di questo sentimento.
Sulla passerella si alternano donne angelo che sembrano appena uscite dalla Divina Commedia, danzatrici dei balletti russi con gilet ricamati e abbinati ad abiti lunghi di chiffon impalpabili, fino alle uscite finali interamente decorate e dipinte a mano, dove la dedica all’amore dei due stilisti diventa manifesta.
Sembra una sala di un castello incantato, uno di quei luoghi dove non può succederti niente di brutto, quello allestito da Giambattista Valli per far sfilare le sue principesse. Le sue Femmes Fleur sfilano su una morbida moquette con abiti di ispirazioni anni settanta. Abiti da piglio pre-a-porter sono resi lussuosi da elaborate costruzioni couture e ricchezza di particolari: volante, onde e nastri, rosette, applicazioni in rilievo, ricami tridimensionali. Linee pulite si sovrappongono a forme effervescenti, vaporose e soffici come una nuvola. La veletta, appena calata sugli occhi per lasciare un po’ di mistero accompagna tutte le uscite.
La veletta, a conferma della rinascita degli accessori per capelli, la ritroviamo sulla passerella di Chanel, a riprova del filo che lega lo stilista italiano alla Maison dalla doppia C. “Immagina Coco Chanel che fa una passeggiata con Janis Joplin per i Jardin des Tuileries” dice Val Garland, make up artist della sfilata Giambattista Valli. Oltre alla veletta anche il romanticismo è un particolare che accomuna le due sfilate. Lagerfield per Cahnel esalta la femminilità nei dettagli, nei ricami, nelle applicazioni delle camelie, in organizza, pvc e cristalli.
Infine, a ricordarci che le donne non sono solo delle bambole e che hanno molto da dire al mondo ci pensa Giorgio Armani. Nella sua collezione più preziosa lo stilista meneghino prende ad esempio il bambolo, pianta tropicale abituata a vivere in qualsiasi clima urbano, dal fusto rigido e resistente, ma dalle foglie fluttuanti proprio come la sua donna forte e fragile al tempo stesso.
Eccole lì, sulle passerelle di una Parigi ricoperta di neve e che riscopre il valore e la lotta per la libertà, le principesse di oggi: moderne Lady D, Jackie O e Audrey Hepburn, ideali a cui vorremmo somigliare, personalità che guardiamo con ammirazione.