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Roma si inchina al genio di Andy Warhol

Dal 18 aprile al 20 settembre 2014, dopo il grande successo riscosso a Milano, Roma celebra a Palazzo Cipolla il genio di Andy Warhol, padre della Pop Art, attraverso una suggestiva esposizione di 150 opere dell’artista americano provenienti dalla Brant Foundation di cui è fondatore il curatore della mostra, nonché amico di Warhol, Peter Brant. Il percorso espositivo, promosso dalla Fondazione Roma, dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma e dal Comune di Milano Cultura, è prodotta ed organizzata da Arthemisia Group e da 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, contributor per la curatela Francesco Bonami.

Blue Shot Marilyn. Andy Warhol. Courtesy of Press Office
Blue Shot Marilyn. Andy Warhol. Courtesy of Press Office

Un’ideale passeggiata nel cammino professionale di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi che fa tappa in ogni suo periodo professionale partendo dagli anni 50’, quando Warhol debutta nella commercial art e lavora come illustratore e disegnatore pubblicitario per importanti magazine internazionali come Harper’s Baazar e New Yorker. Ed ecco che l’ispirazione, la creatività, le suggestioni di un momento lavorativo in un celebre negozio di scarpe trasformano l’idea in opera  d’arte.

Shoe Red w- Blonde CherubA. Andy Warhol. Courtesy of Press Office
Shoe Red w- Blonde CherubA. Andy Warhol. Courtesy of Press Office
Flowers, 1964 . Andy Wharol. Courtesy of Press Office.
Flowers, 1964 . Andy Warhol. Courtesy of Press Office.

Aprono il percorso espositivo la celebre scarpetta a foglia d’oro ed alcuni esempi di Blotted line. Si approda agli anni 60’ con un’ incantevole e coloratissima Liz Taylor passando per le iconiche Campbell’s Soup e Coke fino ai francobolli dipinti e alle due Marylin, una del 62’ (l’attrice era appena scomparsa) e una del 64’ le Shot Marylin, opere trapassate dal colpo di pistola sparato in studio da un’amica del fotografo Billy Name. Dalle Brillo Box ai primi Flowers, ecco i Mao degli anni 70’ in cui Warhol esprime una pittura meno neutrale e più gestuale, fino alla serie dedicata alle Drag Queen newyorkesi e ai teschi, Skulls negli States, che porteranno l’artista verso universi onirici e intrisi di simbolismo.

Diamon Dust Shoes. Andy Warhol. Courtesy of Press Office
Diamon Dust Shoes. Andy Warhol. Courtesy of Press Office
Campbell's Soup Can Chic. Andy Wharol. Courtesy of Press Office
Campbell’s Soup Can Chic. Andy Warhol. Courtesy of Press Office

Dulcis in fundo le mitiche polaroid, espressione del narcisismo dell’artista e dell’ossessione per quei “15 minuti di celebrità”. Per gli anni 80’, invece, ecco esposto un immenso Camouflage insieme alla serie del’86’ in cui Warhol rese omaggio a Leonardo da Vinci con Last Supper. Acuto interprete della società di massa, critico del consumismo, Warhol ha saputo, da lungimirante sociologo, prendere in giro con stile e stravaganza il mito americano, trasformando in opere d’arte e di follia i feticci di un immaginario collettivo che ancora non conosceva il potere mediatico e l’era digitale.

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