Dal 26 al 29 gennaio l’edizione invernale delle passerelle romane torna in auge con AltaRoma, che diventa protagonista assoluta della Capitale. Con un raggio d’azione ampliato ed un viaggio incentrato sulle ali della creatività e sulla formazione a 360 gradi, si dipana all’interno dei diversi settori dell’eccellenza il sapere del Made in Italy.
Antiche istituzioni e talenti emergenti si incontrano e si scontrano in un fare unitario, s’intersecano e potenziano le loro esperienze, vivificando così lo spirito e il valore di una produzione artigianale e artistica che rappresenta la forza propulsiva del nostro sapere. Quattro giorni di sfilate, eventi, talk e manifestazioni diffuse per Roma, con l’obiettivo di mantenere intatto il fil rouge con il passato e al tempo stesso valorizzare la creatività emergente.
Un ricco programma ed un’affascinante location underground, il Guido Reni District, area unica nel suo genere all’interno delle ex caserme Guido Reni, che per questa edizione è il nuovo headquarter della manifestazione a pochi passi dal museo Maxxi, accolgono grandi firme, new talents, fashion addicted e stampa in un mix avvincente di architetture dove il connubio tra arte, luoghi storici e moda si fonde in modo indissolubile. Un calendario vario quello di AltaRoma con numerose presenze tra Maison storiche e nuove realtà dell’alta moda internazionale, che hanno scelto Roma di nuovo per presentare le proprie collezioni. Contenitore di sfilate, presentazione di maison di couture, piccoli atelier, sartorie e artigianalità AltaRoma punta alla promozione del savoir faire inteso non solo come valorizzazione della sapienza artigianale, del fatto a mano e delle eccellenze del made in Italy ma anche di realtà internazionali.
Tre le sezioni in cui è suddivisa la manifestazione. Fashion Hub, dedicata allo scouting, formazione e promozione della creatività emergente. Atelier, contenitore di sfilate e presentazione di maison di couture, neo-couture, piccoli atelier, sartorie e artigianalità. In Town, destinata a iniziative e attività connesse alla moda che durante la manifestazione colgono l’occasione per promuoversi ed instaurare contatti utili al proprio business plan in città.
Tante le novità in questa edizione come il tanto atteso ritorno della maison Gattinoni che sfila all’interno dell’Università Link Campus con una collezione Alta Moda 2017 da vero e proprio sogno. Di memoria shakespeariana è la musa di Gattinoni, che reinventa per la prossima primavera estate il “Sogno di una notte di mezza estate” in un immaginifico giardino contemporaneo. Un regno onirico dove mentre l’alta moda si fonde con la realtà giovani adolescenti si rincorrono giocando sulle note della Fata confetto dello Schiaccianoci. “La mia donna ritorna misteriosamente alla sua adolescenza – dichiara Guillermo Mariotto, direttore creativo della maison Gattinoni – vive una nuova esistenza e una nuova giovinezza. Più spensierata, più libera come la new couture che scende dai tacchi ma non rinuncia ai rituali tipici dell’alta moda. Iperbole sartoriale”.
Abiti surreali ispirati al sogno-sonno. Di consistenza soffice come le nuvole e di grandi volumi con lavorazioni di alta sartoria sono i capi realizzati dal designer. Camice over in organza si indossano su gonne dalle pieghe severe unite tra loro da piccoli fiocchi di tessuto con effetto origami. Giochi di colore per la collezione che vanno dalle nuances del rosa all’azzurro polvere, dal verde salvia al grigio perla. Lampone, bianco e nero completano la palette. Tulle di seta e organza satinata per i lunghi abiti, che raccontano, con un tripudio di micro cristalli trasparenti a forma di stella, le costellazioni. Un po’ angeli un po’ demoni i sogni non raccontano sempre fiabe e dalla leggerezza del tulle le nuvole diventano nere come il piccolo chiodo in piume di gallo, struzzo indossato su culottes in omaggio a Beyoncè. Libellule dorate si trasformano in bracciali grazie alle arti orafe di Gianni de Benedittis mentre leggere farfalla diventano preziosi anelli.
Tanto romanticismo e voglia di poesia per il grande couturier Renato Balestra, che ha vissuto tutti i tempi magici dell’alta moda romana. Trenta gli abiti da cocktail e da gran sera presentati ad AltaRoma. L’arrivo della primavera con i primi boccioli in fiore, i colori tenui come il glicine, il rosa delicato, il verde e il celeste aprono la sfilata di Balestra. Un inno alla rinascita la sua dove un abito arcobaleno fa il suo ingresso sulla passerella, una Venere botticelliana dai capelli cosparsi di petali colorati è la sua musa.
Romantica e raffinata come una sontuosa principessa delle favole, la donna di Renato Balestra culmina nell’abito in tulle dal corpino impreziosito da rose ricamate in diverse nuances. Una regina in candido mikado e pizzo chantilly esprime tutta l’eleganza della sposa nell’equilibrio classico della sua linea. Al termine della sfilata Balestra è stato premiato dalla sindaca Virginia Raggi con la medaglia del Natale di Roma 2016 coniata in occasione del sessantesimo anniversario del gemellaggio tra Roma e Parigi.
Dal celebrare la primavera si passa a rendere omaggio a Dalida e agli anni della disco con Rani Zakhem. Tra l’atmosfera del jet-set degli anni ’70-’80, tra luci, paillette e stelle scintillanti lo Studio 54, la discomusic, Dalida e Bianca Jagger erano le icone indiscusse del momento. A sfilare sono jumpsuite morbide e avvolgenti, abiti scollati all’americana che lasciano scoperta la schiena, altri morbidi e scivolati i cui ampi volumi segnano la figura attorno al busto. E poi ancora outfit dove le maniche a pipistrello danno una connotazione precisa alla silhouette e abiti sirena dove scollature simmetriche e preziosi ricami floreali creano giochi senza fine.
Toni pastello per la tavolozza di colori di Zakhem. Dal lilla al giallo, dal verde ai toni del lime passando per il rosa, il blu fino al rosso carminio. Beige, oro ed un effetto nudo scintillante per l’abito da gran sera, che rende omaggio agli anni in cui venivano esaltate la dinamicità e una nuova idea di libertà, che per lo stilista viene rappresentata al meglio dalla figura di Dalida.
Virtuosismi sartoriali con un gusto optical si sviluppano da Nino Lettieri, che si lascia trascinare dal fascino delle figure geometriche che sin da ragazzo scarabocchiava sui quaderni di scuola. “Geometria” è il titolo della sua collezione P/E 2017 dove l’originalità dei tessuti sia stampati su chiffon, organza e satin che tessuti dagli antichi telai del 1700 dalla storica azienda Gustavo de Negri raffigurano giochi di righe, pois, geometrie, in una divertente e poetica rappresentazione.
Quaranta gli outfits scesi in passerella che vanno dal bianco-nero al rosso corallo e giallo intenso. Tra kaftani, abiti lunghi, giubotti e soprabiti con ricami di paillets dalle linee essenziali realizzati in broccato di seta, si fa largo una sposa moderna, in un candido kaftano bianco in organza a righe sovrapposta ad un leggero chiffon di piccoli pois con ricami geometrici e delicate paillets bianche. Bijoux rigorosamente black&white in agata e onice by Albaserena.
Rigore geometrico anche qui ma con echi di culture arabe per la collezione PE 2017 di Sabrina Persechino. Fatate atmosfere arabeggianti sono il fil rouge di questa linea dove la stilista ha voluto ispirarsi alla Jaali, la grata decorata attraverso l’uso della calligrafia e della geometria usata nelle popolazioni islamiche per preservare l’intimità familiare. E come un brise-soleil che separa l’interno dall’esterno attraverso il filtraggio della luce, gli abiti come gli edifici assumo aspetti diversi variando continuamente la propria immagine accentuando la sensazione di mobilità e velocità con alternanze di tessuti macramè geometrici, sopratutto vividi nei capi bianchi.
Trame nodose a base quadrata a disegnare una griglia ornamentale che lascia spiare la silhouette esaltando la femminilità. A far da collettore al bianco è l’oro, elemento di legame fra tutte le altre trame in piqué di seta nero e sabbia le cui ampiezze emulano le suriyah libiche. Cromatismi dorati dunque su sfondi bianchi, ma anche nero e colori desertici.
Evoca un Eden segreto e intimo la sontuosa passerella di Giada Curti. Eterea femminilità ed una raggiante leggerezza caratterizza la linea d’ispirazione suggerita dall’ecletticità dell’artista Lawrence Alma Tadema. Onora la bellezza e la visione onirica la collezione di Giada Curti, dove è curata e ricercata la descrizione del particolare ove a giacche sovrapposte a lunghi abiti impalpabili si mixano tessuti come mikado di seta, voile stampati con motivi floreali, pailletts sfumate e luminose.
Preziose le shoes ideate da Valentina Gallo design del luxury brand veneziano in cui il tema dei fiori è stato interpretato con tessuto in crepe de chine. Eleganza ricercata per i gioielli contemporanei firmati Alex Carelli, laddove il ferro si mixa alla morbidezza della forma e del colore delle pietre naturali. A completare i suggestivi outfits creati dalla stilista esclusive borse gioiello in piume.
Dal Giardino Segreto di Giada Curti si passa ai riccioli barocchi e ai baffi di Vélazquez, che guarniscono le snelle tuniche e le bluse di organza di Vittorio Camaiani. “Questa volta ho subito il fascino non solo della pittura ma della personalità del pittore stesso, della sua figura così caratteristica – dice Camaiani – una corrispondenza tra me e Vélazquez, lontani e diversi ma legati dalla stessa passione per l’arte”. Suggestioni del Seicento spagnolo entrano a far parte della sua collezione dove tutto viene alleggerito grazie a lini, garze e chiffon. Leit motiv della linea non potevano non essere i caratteristici baffi dell’artista, ricamati a mano o ad intarsio sugli abiti.
Linee a trapezio per camicie e abiti e un nuovo prototipo di gonna la cui forma richiama l’infanta Margarita protagonista di un capolavoro di Velazquez. Dal bianco delle tele ancora da dipingere si passa al grigio, e poi al rosso, al nero e ancora l’azzurro, tinte che cambiano intensità e corposità in base ai preziosi tessuti. Lella Baldi accompagna Camaiani con le sue preziose calzature mentre Marina Corazziari completa gli outfits con i suoi gioielli scultura.
Interessanti le sovrapposizioni di pizzo e raffia sfruttate da Camillo Bona per dare espressione a moderne fantasie e a silhouette verticali. Segno distintivo del suo stile il certosino lavoro del fatto a mano, dove ore e ore di lavorazione e complesse applicazioni tessili rappresentano il suo stile e quello dell’Alta Moda Italiana. Trenta i capi di finissima fattura e bianco è il primo colore della collezione mescolato poi ai toni pastello del rosa, giallo, verde acqua e celeste.
Una collezione marmorea la sua, dove panneggi e plissè danzano sullo sfondo della Città Eterna. Lane, cachemire, leggerissimi lini, trasparenti chiffon e raffia rievocano forme e giochi di volute che ricordano le architetture della Città Divina. Perle, coralli e pietre dalle mille sfaccettature ricoprono invece il collo come preziosi collarini.