Un libro il cui boom editoriale sembra derivare soprattutto dal prezzo di copertina (9,90 euro).
Il libro della giovane autrice Lorenza Ghinelli è certamente diverso dai vari libroni rosa o thriller che si ammucchiano sulle librerie italiane; di differente c’è che, quantomeno, è scritto in maniera decente. Tuttavia la storia non è un granché, forse per i toni troppo deprimenti, a tratti devastanti, con cui ci viene raccontata la malattia mentale di Estefan Volterra, che sarebbe il protagonista. Cioè, gli ingredienti sono: genitori cattivi e incapaci di comprendere; uno zio pedofilo; adulti inesistenti e indifferenti di fronte alla sofferenza e alla solitudine dei più giovani; giovani abbandonati ai loro incubi sempre generati dagli adulti; la presenza assillante della morte che fa da leit-motiv a tutto il racconto… Cioè, voglio dire: Sorridi ogni tanto. | Comunque… | È un romanzo sul senso di colpa, un atto di accusa violenta contro il mondo adulto, incapace di comprendere e di difendere i propri cuccioli. Non ci sono terapeuti, medici, psicologi a curare le ferite degli adolescenti raccontati nel libro e Martino, l’amico di Estefan violentato nell’inconsapevolezza della sua famiglia, o la piccola Greta, orfana di una tossica ragazza-madre, sono altrettante vittime di un mondo distratto, infelice, lontano, il mondo di adulti tutti presi da un egoismo autoreferenziale, che impedisce loro di amare davvero i propri figli. La Mamma di questo libro è un mostro artigliato, il nero è il colore della morte e dei cani che azzannano fisicamente e metaforicamente il giovane Estefan, del sangue che è sempre una pozza nera. Il riscatto può essere l’amore per una bambina-sorella, Greta, che forse può restituire al ragazzo ferito e dilaniato il senso del reale, che è fatto anche di amore.
Valutazione: La ragazza ha talento, questo è vero, però per leggere ‘sto libro ce ne vuole. È pure bello, alla fine, ma ce ne vuole, eh… ah, se vi attira lo splatter, compratelo subito, altrimenti pensateci su.