Etica, eco-friendly e fair, ovvero equa: questa è la moda che piace a noi. Una moda che rispetti l’ambiente, non sfrutti la manodopera del terzo mondo, ma anzi valorizzi l’artigianato locale e utilizzi solo tessuti naturali. Fantascienza? Forse a livello globale ancora sì, ma qualcosa sta cambiando. Piccoli passi certo, ma grandi esempi che se si vuole, si può.
Il primo brand che risponde a tutti questi requisiti esiste e porta il nome di Auteurs du monde, la collezione womenswear lanciata dal gigante del commercio equo-solidale Altromercato e firmata dalla creatività della stilista Marina Spadafora. Una collezione donna interamente realizzata a mano dagli artigiani dei 20 paesi coinvolti nel progetto, utilizzando solo le fibre naturali presenti in loco. Pezzi unici, iperfemminili, ma anche all’insegna della praticità, declinati nei colori della terra e della natura: dal verde al kaki, passando per il marrone.
Marina Spadafora, un passato come stilista sperimentale negli anni ’90 per poi cambiare strada e dedicarsi a una moda più rispettosa dei ritmi del mondo e della natura, non perde mai di vista gli artigiani e i mercati locali, per portare avanti in contemporanea anche un lavoro di ricerca alla scoperta dei talenti nascosti. “I nostri collaboratori lavorano in un ambiente pulito e sano – spiega la designer – Percepiscono una paga adeguata, ricevono assistenza sanitaria e educazione per i propri figli, come impone il marchio ‘fair trade’. Hanno inoltre la garanzia della continuità del loro impiego”. Un concetto molto importante per il brand, che permette alle centinaia di artigiani, prevalentemente donne, di creare dei veri e propri capolavori, delle storie da indossare che raccontino la loro terra e le loro tradizioni.
La collezione P/E 2012 è dedicata alla donna consapevole di sé, che ama viaggiare e scoprire nuovi orizzonti. I kurta, le tuniche provenienti da India, Bangladesh e Sri Lanka, sono il pezzo forte, realizzate in leggero cotone mul mul stampato in India con la tecnica dello screen printing, o in south cotton, realizzato con fili di colori diversi, effetto cangiante. Non solo, anche capi tradizionali: gonne e pantaloni in cotone khadi, shorts in puro lino da abbinare a top e magliettine in cotone bio, abiti in seta pura, tutti confezionati dalle sapienti mani delle donne indiane. E per finire in bellezza, la maglieria realizzata in cotone e in fibra di banano, un materiale lucente e prezioso dalle qualità termo-regolatrici lavorato dagli artigiani nepalesi.
Un impegno equo al 100%, che garantisce valori di trasparenza e sostenibilità sia alle clienti che alla manodopera: “Da anni cerchiamo la formula giusta per il comparto abbigliamento – spiega Pierluigi Traversa, direttore marketing della catena di commercio equo e solidale – Essendo specializzati e noti soprattutto per il food, abbiamo dovuto creare un’etichetta a sé stante, affidandoci a un’ambasciatrice della moda sostenibile, come Marina Spadafora”.
Il prossimo obiettivo ora è quello di aprire una vera e propria catena di negozi in tre anni e dei corner fashion nelle botteghe Altromercato. Quello che è certo è che se siete rimaste affascinate da questa collezione e volete indossare la parte di mondo raccontata da Marina Spadafora, potete recarvi nelle boutique già operative di Milano in Via Mercato 24, Torino in Via Garibaldi 14c, Trento in via Oss Mazzurana 35 e Roma in via di Ripetta 262. Per mise contemporanee e ricche di fascino, ma in chiave etica, nell’attesa che la moda equo-sostenibile non sia più l’eccezione, ma la normalità.