È facile immaginare che il vento abbia un caratteraccio o che il fuoco sia arrabbiato. Un allegro mazzo di fiori riuscirebbe sicuramente a migliorare la giornata di un solitario vaso di terra. E l’acqua potrebbe essere calma e controllata un giorno, e andare estremamente di fretta il giorno successivo. “E se gli elementi che tutti conosciamo fossero vivi?”, si chiede il regista Peter Sohn. Il film Disney e Pixar Elemental è un nuovo lungometraggio originale, nelle sale italiane dal 21 giugno con le voci di Stefano De Martino, Valentina Romani, Serra Yilmaz e la colonna sonora “Per sempre ci sarò” cantata da Mr. Rain, ambientato a Element City, dove gli abitanti di fuoco, acqua, terra e aria vivono insieme. La storia introduce Ember, una tenace, acuta e “ardente” giovane donna, la cui amicizia con un ragazzo di nome Wade, divertente, sdolcinato e “che segue la corrente”, mette alla prova le sue convinzioni sul mondo in cui vivono e sul tipo di persona che vuole essere. Sohn afferma che la storia, che per lui è estremamente personale, è nata dal disegno di un personaggio di fuoco che interagiva con un personaggio di acqua. Ha immaginato un’amicizia inaspettata tra questi personaggi, una relazione che avrebbe sicuramente creato imbarazzo, battutine e divertenti passi falsi. “Ho cominciato a ispirarmi anche alla mia relazione con mia moglie: io sono coreano e lei è americana, per metà italiana”, afferma Sohn. “All’inizio ho nascosto la nostra relazione ai miei genitori, che erano persone all’antica e volevano che sposassi una coreana. Le ultime parole che mia nonna mi disse prima di morire furono letteralmente ‘Sposa una ragazza coreana!’”.
Col tempo, i genitori all’antica di Sohn hanno accettato questa relazione, scoprendo di avere molte cose in comune con la famiglia della loro futura nuora. Hanno anche ispirato un altro aspetto importante della storia, afferma il regista. “La storia parla dell’idea di comprendere i nostri genitori come persone. Questo ci permette di apprezzare i sacrifici che i genitori fanno per i propri figli. I miei genitori sono emigrati dalla Corea all’inizio degli anni Settanta, quindi io sono nato qui e sono cresciuto con le tradizioni, la lingua e la cultura coreane in una città estremamente americana come New York. Questo ha creato alcuni conflitti culturali tra la prima e la seconda generazione della nostra famiglia. Davo per scontate le sfide e le difficoltà che i miei genitori avevano dovuto affrontare”. Proprio come Sohn, Ember è un’immigrata di seconda generazione: i suoi genitori sono emigrati da Fireland a Element City, dove Ember è nata e cresciuta. “Intraprenderà un viaggio alla scoperta della propria identità”, afferma il regista, “e arriverà a comprendere il significato di ciò che i suoi genitori le hanno dato”. Uno dei momenti salienti del viaggio di Ember – e da molti punti di vista, la causa scatenante di questo percorso – è la sua divertente e fatidica amicizia con un ragazzo di acqua di nome Wade. “All’inizio Ember disprezza la città, ma Wade la aiuta a innamorarsi di tutto ciò che può offrirle”, afferma Sohn. “Abbiamo deciso di farle conoscere la città come accade in alcune delle mie commedie preferite, ovvero trovando opportunità per creare momenti divertenti”. Ambientato in una città che riunisce elementi diversi, Elemental dimostra che gli opposti si attraggono. “È una commedia piena di sentimenti”, afferma la produttrice Denise Ream. “È una storia sulle relazioni – tra Fuoco e Acqua, tra i genitori e i loro figli, tra noi e i nostri vicini di casa, che forse non somigliano a noi. È in parte una commedia, in parte un viaggio familiare e in parte uno scontro culturale”.
Come spiega Ream, più di 100 immigrati di prima o seconda generazione che lavorano in Pixar si sono riuniti per parlare con i filmmaker delle loro esperienze. “È stato fenomenale”, afferma Ream. “La maggior parte di noi proviene da un altro paese. C’erano tantissime storie toccanti su quello che le persone avevano dovuto affrontare per venire in America: le storie delle loro famiglie. Non credo sia possibile spiegare l’impatto che tutto ciò ha avuto sulla nostra storia”. Elemental è diretto da Peter Sohn e prodotto da Denise Ream, p.g.a., mentre Pete Docter è il produttore esecutivo. La sceneggiatura è di John Hoberg & Kat Likkel e Brenda Hsueh a partire da un soggetto firmato da Sohn, Hoberg & Likkel e Hsueh. La colonna sonora originale del film è stata composta e diretta da Thomas Newman.
Artisti, narratori e tecnici creano abitanti di fuoco, acqua, aria e terra
Quando il regista Peter Sohn ha deciso di creare un mondo in cui abitanti fatti di fuoco, acqua, aria e terra avrebbero interagito tra loro, sapeva che si sarebbe trattata di un’impresa complessa. Ma non aveva la minima idea della sua reale complessità. “Non sapevo assolutamente in cosa mi stessi cacciando”, afferma il regista, ridendo. “Sapevo che i personaggi sarebbero stati complicati da realizzare, ma le mie previsioni sui personaggi più complessi si sono rivelate inesatte. Sapevo che ci sarebbero stati molti ostacoli ma mi sono avventurato in questo progetto con un’ingenuità speranzosa e tanto entusiasmo”. Ovviamente, i Pixar Animation Studios sono stati costruiti su questo tipo di ingenuità, che permette a narratori come Sohn di spingersi oltre i limiti del possibile. Pensate ad esempio a Toy Story e all’idea impossibile di far prendere vita a giocattoli in tre dimensioni attraverso le tecnologie computerizzate e, pochi anni più tardi, al folle concetto di creare creature coperte di pelliccia in Monsters & Co. Le imprese tecnologiche sono uno dei marchi di fabbrica dello studio e hanno reso possibile la realizzazione di storie di pesci dalla memoria corta, genitori con superpoteri e scheletri pieni di emozioni. “Solitamente, quando si realizza un film di questo tipo, hai la possibilità di creare un solo mondo e una sola cultura, e generalmente anche una sola tipologia di personaggi”, afferma lo scenografo Don Shank. “In questo film, ne avevamo quattro”.
Prima di Elemental, un film con due protagonisti che sono letteralmente effetti visivi – uno di fuoco e uno di acqua – non sarebbe stato possibile. Il decreto di Sohn era irremovibile: Ember è letteralmente fatta di fuoco, non è un personaggio che prende fuoco. Wade è fatto di acqua, non è un recipiente che contiene dell’acqua. Non ci sarebbe stata alcuna struttura scheletrica virtuale ad ancorare i personaggi, ma al contempo, essi avrebbero avuto bisogno di muoversi e, impresa ancora più complessa, di comunicare emozioni in modo credibile e interessante, permettendo al pubblico di creare un legame con loro. “Quando Peter ci ha presentato il progetto, sapevamo che sarebbe stato estremamente complesso da portare a termine”, afferma il visual effects supervisor Sanjay Bakshi. “Ogni singola inquadratura di questo film vede la presenza di una simulazione del fuoco o dell’acqua, spesso simultaneamente. La portata degli effetti visivi è senza precedenti per un film Pixar”. Come spiega la produttrice associata Krissy Cababa, gli effetti visivi sono quasi raddoppiati per Elemental, che ha richiesto il coinvolgimento di più di 50 artisti responsabili degli effetti. “Abbiamo aggiunto un nuovo dipartimento nella nostra pipeline”, afferma. “Abbiamo due squadre responsabili degli effetti visivi in questo progetto: una gestisce i classici effetti che vediamo in tutti i film, come ad esempio esplosioni o inondazioni, che hanno una presenza piuttosto significativa in Elemental. L’altra squadra, quella responsabile degli effetti dei personaggi, si è occupata di tutti i personaggi fatti di fuoco, acqua e aria. Quella squadra si è occupata di ogni singola inquadratura del film”. L’effects supervisor Stephen Marshall, a capo della squadra responsabile degli effetti dei personaggi, afferma: “Un artista degli effetti si occupa di compiti specifici e quindi sa cosa fare. Ma per i personaggi, il discorso è completamente diverso, perché bisogna assicurarsi che gli effetti non distolgano il pubblico dalle performance dei personaggi animati. I personaggi sono sottoposti a un esame molto più minuzioso e il numero di inquadrature che abbiamo dovuto gestire era molto più alto rispetto al solito”.
Per realizzare questi complessi personaggi – e le ambientazioni altrettanto complesse in cui si muovono – è stata introdotta una fase di produzione aggiuntiva, in cui sono state create simulazioni degli effetti sui personaggi in ogni inquadratura del film. Inoltre, i filmmaker hanno modificato la pipeline così da poter dedicare più tempo alla gestione dei numerosi effetti visivi e delle complesse esigenze dell’illuminazione. Tutto ciò, ovviamente, era al servizio della storia. Gli artisti, gli autori e i tecnici hanno lavorato a stretto contatto per rendere possibile la visione di Sohn, che voleva raccontare le vicende di una giovane donna di fuoco e del suo speciale viaggio di scoperta personale accanto a un tranquillo ragazzo di acqua. “Se prendessimo Peter Sohn e lo dividessimo in due personaggi distinti”, afferma lo story supervisor Jason Katz, “otterremmo Ember e Wade”.