Quando l’arte crea un legame unico con la moda, l’avvolge, si nutre di essa, proprio come se fosse la sua linfa vitale. Un connubio forte e che spesso può essere fonte di ispirazione per geni come Antonio Marras. Amante e fruitore dell’arte ma anche creatore di opere. Dipinti, disegni, sculture, installazioni, fotografie, collage e oggetti ritrovati, il tutto, grazie a un costante lavoro di ricerca introspettiva e di rielaborazione, ha dato vita a “Nulla dies sine linea”, una delle esposizioni più attese dello stilista sardo.
La mostra antologica, ospitata dalla Triennale di Milano, dal 22 ottobre fino al 21 gennaio 2017, fa riferimento a Plinio il Vecchio e alla sua frase rivolta al pittore Apelle che: “che non lasciava passar giorno senza tratteggiare col pennello qualche linea”.
Il concetto è molto chiaro: il continuo coltivare l’arte, una passione che per Antonio Marras, a partire dal suo passato come direttore creativo di Kenzo fino alla sua indipendenza come designer rivoluzionario, è diventata ormai una filosofia di vita. “È un’esperienza totalizzante, un viaggio in un mondo suggestivo e provocatorio (suggestivo perché provocatorio), a volte assoluto, a tratti spregiudicato”, così descrive la mostra la curatrice, Francesca Alfano Miglietti.
“Nulla dies sine linea” non è altro che uno specchio di quello che è realmente lo spirito di Antonio Marras: uno stilista che prima ancora nasce come artista, un mix di talenti che l’hanno portato a vincere il Premio Francesca Alinovi nel 2009, o ad essere il protagonista di una delle ultime Biennali di Venezia; un genio creativo che utilizza linguaggi diversi, applicandoli ovunque, in nome di un’arte sempre più comunicativa e che affianca la tecnica all’espressività in un rapporto indissolubile.
Rapporto che verrà raccontato negli spazi del Triennale Design Museum con la raccolta di opere artistiche di Marras riprodotte negli ultimi vent’anni e legate inevitabilmente alla sua terra di origine, la Sardegna. Ma non solo. Oltre ad altre installazione artistiche da lui pensate appositamente per la mostra, saranno esposte anche le opere delle artiste Carol Rama e Maria Lai con cui spesso ha lavorato.
Un universo multilingue e polimorfe quello che si vedrà in questa mostra. Non poteva esser diversamente. Del resto Antonio Marras, da sempre, ha camminato lungo quel confine tra l’arte e la moda, e questa sua personale dimostra come la fusione di questi due linguaggi, così simili tra loro, possa portare alla piena conoscenza del suo mondo poetico, del suo modo di comunicare e di quanto sia importante per lui il suo rapporto, in continua conoscenza, con l’arte.