Testo e foto a cura di Vanessa Bocci
In occasione dei cinquecento anni dalla sua morte, la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia celebra Pietro Vannucci, detto il Perugino in una mostra dal 4 marzo all’11 giugno 2023. Intitolata “Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo”, l’esposizione curata dal Direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria Marco Pierini e Veruska Picchiarelli, conservatrice del museo perugino ha l’obiettivo di restituire al pittore quel ruolo da protagonista che gli era stato dato negli ultimi due decenni del Quattrocento. Pietro Vannucci nasce intorno al 1450 da una famiglia benestante a Castel della Pieve (oggi Città della Pieve), borgo umbro ai confini con la Toscana.
Le notizie sulla sua formazione sono scarse, probabilmente fece i suoi primi passi a Perugia, ma è a Firenze, nella bottega di Andrea del Verrocchio che inizia a costruire la sua identità artistica. I primi successi in Toscana e in Umbria gli aprono le porte di Roma, dove Papa Sisto IV lo chiama a dipingere prima in San Pietro e poi alla Cappella Sistina (1481-1482) consacrandolo uno dei maestri più richiesti d’Italia. Le commissioni pubbliche e private si susseguono rapidamente ed è proprio Mariano Chigi, tra i principali mecenati del suo tempo, che lo definisce: “Il meglio maestro d’Italia”. La sua visione artistica si diffonde da Nord a Sud sviluppando un vero e proprio linguaggio nazionale con la dolcezza dei colori e l’armonico bilanciamento degli elementi compositivi ponendo i fondamenti del filone classicista della pittura moderna.
La mostra composta da circa 70 opere, realizzate dal Perugino prima del 1504 ha lo scopo di ripercorrere le tappe della carriera del pittore, dalla formazione con le prime collaborazioni nella bottega del Verrocchio alle imprese fiorentine (come la Pala di San Domenico a Fiesole), dai ritratti dalle linee perfette e delicate per passare alle grandi pale d’altare, quali il Trittico Galitzin, il Polittico della Certosa di Pavia per gran parte alla National Gallery di Londra che è stato eccezionalmente ricomposto per l’occasione, fino ad arrivare al ritorno in Umbria agli inizi del Cinquecento. L’esposizione si basa sulla geografia delle tappe , andando a sviluppare un percorso attraverso le regioni della penisola che il pittore ha raggiunto con la sua arte straordinaria.
Il 1504 è un anno chiave per la carriera di Perugino; il pittore è al lavoro sulla Lotta tra Amore e Castitàper lo studiolo mantovano di Isabella d’Este. La marchesa aveva a lungo corteggiato Perugino che infine accetta l’incarico. Le molte lettere scritte ai suoi emissari testimoniano con straordinaria autenticità la sua frustrazione nel tentare invano di far rispettare i tempi di consegna pattuiti dal pittore, il quale si rende irreperibile e accampa di volta in volta scuse fantasiose. Alla fine la tela non risulterà pienamente soddisfacente. Nello stesso anno un grande successo accoglie, invece lo Sposalizio della Vergine, dipinto per la cappella del venerato Santo Anello di Maria nella cattedrale perugina di San Lorenzo. L’opera oggi si trova nel Musée des Beaux-Arts di Caen, in Francia ed è una vera e propria sintesi dei tratti più caratterizzanti e moderni dell’arte di Perugino, l’architettura non invade lo spazio, ma gli conferisce un ordine, il paesaggio sembra materializzarsi dalla luce, ogni asperità si appiana nelle linee fluide che ammorbidiscono volti, anatomie e panneggi. Un’umanità apollinea che sfugge ad ogni tipo di turbamento su di uno scenario dai colori dolcissimi e delicati di un eterno aprile. La mostra vuole restituire Perugino alla sua vecchia gloria per riportarlo ancora una volta sotto i riflettori, che l’avevano visto protagonista per tutto il Rinascimento.