Di quell’“Amour Fou” oggi rimane solo il ricordo. Tradotto in un documentario diretto da Pierre Thoretton e in un film biografico. Un sentimento vissuto e consumato fino alla fine all’ombra della Tour Eiffel che ha vegliato sull’amore, anche professionale, tra Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, quest’ultimo scomparso oggi all’età di 86 anni. I primi passi mossi insieme nel 1961 quando, dopo l’esperienza alla direzione creativa chez Dior, dopo la morte di Monsieur Christian, il giovane Saint Laurent, supportato da Bergé, fondò il suo atelier parigino. Uomo di cultura, appassionato d’arte e irrefrenabile collezionista, l’imprenditore Pierre Bergé, favorevole all’eutanasia, si è sempre battuto contro l’Aids e per i diritti civili, in particolare per il riconoscimento del matrimonio omosessuale in Francia, scendendo in politica accanto a figure di primo piano come François Mitterand, Jacques Chirac, Ségolène Royal fino all’appoggio all’ultimo presidente francese Emmanuel Macron.
Un amore folle costruito con la voglia di vivere insieme che durò cinquant’anni, quello tra Bergé e Saint Laurent, fatto anche di vizi ed eccessi del creativo ma anche di momenti di tenerezza e comprensione da parte dell’imprenditore dopo le separazioni dettate dalle crisi. Però è come se non si fossero mai allontanati con il pensiero. Azionista del gruppo editoriale Le Monde, ideatore della rivista Globe nel 1988 e Ambasciatore Unesco, insignito delle onorificenze di Mecenate delle Arti e della Cultura e Legion d’Honneur, era malato da tempo di miopatia. Dopo aver stretto per l’ultima volta la mano dell’amato Yves, aveva sposato il sessantenne paesaggista americano Madison Cox, vicepresidente della Fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent. Di Pierre Bergé restano anche i suoi scritti “Yves Saint Laurent: a Marrocan Passion” e “Lettres à Yves”, pubblicazioni tradotte in Inglese dove si legge ancora quell’amore durato mezzo secolo. E che nessuno potrà mai cancellare dalla storia della moda.