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Premio Strega | Emanuele Trevi – Qualcosa di scritto

La storia quasi vera di un incontro impossibile con Pier Paolo Pasolini

Qualcosa di scritto è il titolo dell’Appunto 37 di quello stranissimo prodotto letterario che è Petrolio di Pier Paolo Pasolini, che insieme al film Salò e le 120 giornate di Sodoma costituisce l’ultima traccia tangibile dell’esistenza dello scrittore. Qualcosa di scritto è anche il titolo del romanzo di Emanuele Trevi, un testo singolare in cui l’autore, sullo sfondo di una vicenda autobiografica tenta di interpretare Petrolio come se si trovasse di fronte al cadavere di Pasolini. Per questo romanzo, Trevi si avvale un’idea semplice, e forse già sentita, secondo cui l’opera, se veramente punta a essere strumento di conoscenza profonda che “spinga sempre un po’ più oltre la possibilità dei singoli”, deve possedere qualcosa di corporeo e organico che porti in sé la traccia di una trasformazione materiale e irreversibile. Paroloni per dire fuffa, insomma. Da bravo sborone qual è, Trevi decide di accostare, capitolo per capitolo, un numero finito di immagini, su cui ritorna ricorsivamente lasciando al lettore il compito di rintracciarne le corrispondenze. L’andamento del romanzo non è lineare, al punto che è difficile parlare di narrazione vera e propria.

Valutazione: l’opera merita. È complicata, ma merita. Avrebbe pure potuto vincere il Premio Strega. Il problema è che quando hai girato l’ultima pagina ti ritrovi con gli occhi a spirale come quelli di Will Coyote. Speravo che la giuria non se ne accorgesse.

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