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No Video No Fashion

In principio fu Prêt-à-Porter (1994), poi venne Il Diavolo veste Prada (2006). 

Oggi, a vent’anni dall’uscita del cult di Altman, ormai in piena era digitale, gli epigoni dei più famosi film sul mondo della moda sono soprattutto cortometraggi di generazione 2.0, video in cui il fashion va oltre il semplice mostrare la sfilata e i back-stage, facendosi arte tra le arti.

diavolo veste prada

Del resto non è un caso se si serve di quella che è  stata definita la settimana arte, il cinema, che “racchiude in sé molte arti” (Akira Kurosawa). La moda, mai come adesso, sembra voler dimostrare di non essere da meno, apparendo eclettica e in grado di appropriarsi dei tratti distintivi degli altri mezzi d’espressione creativa. Quindi gli abiti non solo sono il risultato di rivisitazioni e, per così dire, trasfigurazioni, di modelli e icone derivanti dalle arti figurative, ma sono anche oggetto esaltato nelle sue singolarità grazie ai videomaker. Come ci sono il metateatro e il metacinema, così si fa “metamoda”.

Questo lo ha capito perfettamente un mito del glamour,  Diane Pernet (il suo fashion  blog, ASVOF, è considerato uno tra i tre più influenti al mondo), che attraverso la propria lungimiranza ha fondato ASVOFF: A Shaded View Of Fashion Film, il primo festival internazionale di cortometraggi di moda. Questo concorso, che ha come sede principale il Centro Poumpidou di Parigi, viene esportato anche nelle principali città capitali della moda.

ASOFF

 Infatti in occasione della XXVI edizione AltaRomaAltaModa, che si è svolta dal 25 al 27 gennaio scorso, ASVOFF 6 ha visto trionfare il video di Vincent Gagliostro, “The Colors of myLife”  (clicca qui), seguito da  “Notre Amour” di Franck Glenisson e “State of Flux” di Karine Laval. Significativo il fatto che l’evento si sia svolto nel Tempio di Adriano e che tra i giurati ci fosse l’artista Orlan, pioniera della Body Art fino alle sperimentazioni più estreme sul proprio corpo. Scegliere come location uno dei simboli più antichi dell’arte romana e come giudice una performer del post organic contemporaneo significa dare ulteriore prova di come si possa creare una sinergia affascinante e per nulla anacronistica tra passato presente e futuro di ogni forma d’arte.

Premiare il video di Gagliostro, poi,  significa premiare la semplicità del dettaglio. Come la vita di ognuno è fatta di  particolari indimenticabili che rendono unica l’esistenza, così è la moda, un insieme perfetto derivante da tanti piccoli preziosi dettagli. Tutto studiato, tutto calibrato, ma dall’effetto assolutamente naturale e spontaneo, come il racconto di una normale esistenza, come racconta il suo filmato. 

E sempre in occasione dell’Alta Moda romana e in collaborazione con ASVOFF, il dettaglio lo ha cercato anche Bulgari col contest “Let Bulgari dazzle your senses”, per premiare il miglior video sulle pietre preziose e i gioielli.

BULGARI

 Al di là di ASVOFF Ci sono anche video in cui emerge soprattutto il valore performativo della moda e dei suoi direttori creativi: una via di mezzo tra cinema e videoclip in cui musica, danza, effetti speciali accompagnano gli abiti che, pur essendo i protagonisti, talvolta sembrano quasi passare in secondo piano. Ne sono esempio i video di Gareth Pugh, in cui non c’è una trama vera e propria, bensì un concentrato di alta spettacolarità visiva. Il giovane stilista inglese, ricercato dalle star internazionali, spesso, infatti, si avvale della collaborazione di fotografi e registi come Nick Knight e Ruth Hogben, che hanno più volte registrato video musicali di Lady Gaga (l’eccentrica pop star ha indossato diverse creazioni di Pugh: l’ultima il “mantello paracadute” indossato nel video di “Applause”). A ulteriore dimostrazione di come il connubio moda-arte-spettacolo siano facilmente interscambiabili e sconfinanti l’uno nell’altro senza soluzione di continuità.

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