SOUNDTRACK: Patti Smith – Because The Night
“Vorrei fare una dedica. All’uomo per cui è stata scritta Because the Night, Fred Sonic Smith”. A 32 anni dalla scomparsa, il ricordo del chitarrista, marito, compagno, per Patti Smith non si può nascondere nemmeno al pubblico italiano, intento ancora, dopo giorni dalla fine, a dividersi, tra critiche e applausi, sull’annuale festival della canzone nazionale in onda dal Teatro Ariston. Improvvisamente la cantante androgina, tutta d’un pezzo, ossuta, avvolta dal tailleur maschile e senza forme, nascosta tra i lunghi capelli scompigliati, ormai quasi bianchi, è divenuta fragile, intensa. Un timido sorriso, poi l’esibizione che lascia tutti a bocca asciutta, guadagnandosi una standing ovation finale.
Una voce che nonostante il tempo continua ad alternare attimi di dolcezza alla rabbia dolente dei primi lavori, in eterno bilico tra la sacerdotessa maudit e la politica ebbra di passioni. “Ho sempre voluto comunicare qualcosa. Sento di avere una grande responsabilità verso il resto del mondo”. Da qui nasce la sua rivoluzione, fatta di musica, di rock e di poesia. Da qui nasce l’icona, Patti Smith, ambigua nel suo essere donna al cento per cento, una figura fatta di jeans strappati, camicie over size, cravatte, t-shirt e stivali bassi.
La stessa che all’età di vent’anni, senza un soldo, da Chicago si trasferisce a New York, che si innamora del fotografo Robert Mapplethorpe e che, dopo aver scoperto la sua omosessualità, gli resta accanto fino alla morte avvenuta nel 1989 per Aids. Patti e gli uomini, Patti e il dolore. Per l’amico pianista Richard Sohl, per il fratello Tod, ma soprattutto per Fred, padre dei suoi due figli, Jackson e Jessica.
Persone, momenti di vita e attimi di storia contemporanea raccontati attraverso le sue note. Dalle convulsioni punk di Horses a Radio Ethiopia, dedicata al maestro di sempre, Arthur Rimbaud. E ancora, da Easter, il cui singolo trainante è la ballata Because the Night, scritta a quattro mani con Bruce Springsteen, a Wave, album minore, fino a Gung Ho, riassunto delle follie umane, dall’invasione cinese del Tibet alla guerra in Vietnam, da Madre Teresa al mito di Ho Chi Minh. “People have the power”, cantava. E Patty Smith lo ha sempre dimostrato, continuando nella sua lotta verso la libertà politica, sociale e sessuale, con il suo abbigliamento, con le sue parole, con la sua voce, ancora capaci di incantare.