Traccia: ricordo di colori, forme, luci e materiali. Questo il leitmotiv per la primavera estate 2012 firmata Arnoldo][Battois.
Tracce intese come sinuosi binari metropolitani su cui scorrono vagoni fluo; ombre colorate trasparenti, fantasmi di antichi fregi metallici; intrecci dinamici e complessi, ricordo di città invisibili; memoria generatrice di nuove idee.
Tagli convergenti, da cui fuoriescono macro filetti in pitone laccato fluo, e un curioso accessorio metallico di una vecchia postina militare rinnovano borse dalle forme canoniche realizzate in gommosi vitelli all’anilina.
Fitti intrecci di nodi in cotone cerato e gomma trasparente si diradano per far trasparire il colore delle sacche in nappa plongè, appese a curiose barre metalliche di chiusura. Forme in plexiglass trasparente fluo si combinano con superfici in capretto bottalato lavorate a pieghe piatte, soffietti multipli e filetti fluo per codificare un nuovo vintage. Piastre snodabili in ottone battuto trattenute da viti a taglio, ricordo di armature medievali, imbrigliano soffici sacche di nappa plongè lavorate con impunture macro. Volumi antropomorfi, in precedenza lavorati con ricche plissettature, perdono ora la complessa texture per mettere a nudo la propria architettura.
La palette dei colori, invasa da lampi rosso e giallo fluo, trae ispirazione dal mondo della polaroid e delle foto sbiadite dal tempo: toni di verde tra il latteTmenta e il salvia con punte intense che arrivano a fondersi con il turchese, bianco con note di grigio e sabbia, corallo sbiadito contaminato dai beige, cognac rosato, viola copiativo e bronzo laminato camaleonte che riflette i colori vicini. Anche l’oro delle galvaniche sbiadisce, come intaccato dal tempo, quasi trasformandosi in platino.
La collezione si contamina con l’indefinito per generare oggetti unici e senza tempo.
Stempera i colori con la delicata trasparenza degli acquerelli, trasforma i fregi in radiografie di luce, diluisce i contenuti per raccontare con garbo, parla di frammenti di passato sbiaditi dal tempo, descrive il continuo divenire dell’esperienza.